Ma in questa prospettiva, ed è il secondo aspetto, ci si trova di fronte a un sistema in cui aumentano le variabili imprevedibili e di pari passo crescono i rischi e le opportunità anche per chi agisce non dal lato della domanda, ma sul secondo fronte dell'economia di mercato, quello della produzione. Se è vero quindi che il rischio è una parte integrante di ogni attività imprenditoriale, è altrettanto vero che l'attuale scenario appare contraddistinto da variabili nuove e importanti, come la selettività dei mercati, la forte incidenza dell'innovazione in tutti i suoi aspetti, la crescente incidenza di quelli che vengono considerati valori di modernità come il rispetto dell'ambiente e il commercio equo e solidale.
La quota di rischio sembra crescere, ma è una quota umanamente compensata dalla soddisfazioni che si ottengono al conseguimento di risultati positivi. «Non c'è dubbio che mostrare di accettare rischi con potenziali conseguenze negative ha permesso all'umanità di raggiungere traguardi impensabili se non avesse espresso personalità capaci di porsi all'interno di un sottile gioco con la paura»: lo scrivono Lucia Savadori e Rino Ruminati nel libro Rischiare, dove emerge con estrema chiarezza come non tanto la percezione del rischio, quanto la propensione ad accettare i rischi possa essere profondamente diversa, e quindi imprevedibile da persona a persona, da circostanza a circostanza.
Ed è così, come sottolineava lo stesso Kahneman nella teoria del prospetto, elaborata con Amos Tversky, che molti comportamenti rischiosi vengono normalmente considerati "irrazionali". Ma senza questi comportamenti il sistema economico e gli stessi mercati finanziari perderebbero molto del loro interesse e della loro importanza.
Lucia Savadori e Rino Rumiati, Rischiare, ed Mulino, pagg. 144, € 8,80
L'articolo è stato pubblicato sul Sole 24 Ore il 20 agosto