E' proseguito nei giorni scorsi l'iter del provvedimento di "riordino" delle province. Gli aspetti ancora problematici, come le logiche degli accorpamenti non sono stati per nulla risolti, ma semplicemente rinviati ad una procedura complessa di consultazione e decisione delle Regioni e degli enti interessati. Ma nell'iter parlamentare si è sfiorata la farsa. Era stato annunciato infatti un emendamento, di cui fortuntamente poi nessuno si è voluto assumere la paternità, per "salvare" le province di Terni, Isernia e Matera dato che la loro abolizione avrebbe portato Umbria, Molise e Basilicata ad avere la perfetta coincidenza tra Regione e Provincia. La logica, che alla fine ha vinto solo a metà, vorrebbe che si affidassero a queste Regioni anche le competenze ora provinciali con un sicuro risparmio soprattutto nei costi degli apparati politici. E invece di accorpamento non si parla: resteranno quindi le province, anzi la provincia, anche nelle regioni in cui ce ne sarà una sola. I risparmi promessi rischiano quindi di diventare un sogno. E la vicenda della riduzione delle province continua ad essere una commedia con episodi di disarmante farsa.
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