La vicenda Alitalia è ancora lontana dalla conclusione, ma fin d’ora si deve riconoscere anche in questo caso l’Italia è riuscita a farsi male da sola. Basta riflettere su quello che è avvenuto negli ultimi mesi. Dall’agosto del 2007, con l’insediamento alla presidenza di Maurizio Prato, l’ex compagnia di bandiera ha compiuto tutte le sue scelte strategiche nell’ottica di spinare la strada all’accordo con Air France: in particolare la decisione di abbandonare gran parte dei voli sull’aeroporto di Milano-Malpensa, abbandono diventato esecutivo il 30 marzo, rispondeva ad una richiesta dei francesi che avrebbero voluto integrare nel loro network soprattutto l’aeroporto di Roma-Fiumicino. Con l’addio dei francesi si scopre che Alitalia continua a perdere come prima e che, soprattutto, ha sacrificato uno dei suoi possibili punti di forza, se gestito bene, senza ottenere niente in cambio. Come osserva l’Economist questa settimana si è creato un danno per il Nord (perchè senza nuovi e complessi accordi bilaterali nessuno può prendere il posto di Alitalia) senza ottenere benefici per nessun altro. Se non per Air France.
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