Lezioni di giornalismo

Lezioni di giornalismo. Tra le professioni in crisi, quelle che rischiano di essere travolte dall’intelligenza artificiale e da tutte le diavolerie connesse a internet, proprio il giornalismo è certamente in prima fila.
Per tante ragioni. I giovani non leggono più i giornali, le edicole chiudono, i social network prendono il posto delle sane letture. Gli smartphone hanno abbattuto il mito della qualità dell’informazione. Tutti possono comunicare tutto. E il tempo passato sul piccolissimo schermo è spesso dedicato al vuoto intrattenimento.
E’ in questo scenario che non può che far piacere ogni tanto respirare un po’ di ossigeno di vero giornalismo, mettere a fuoco gli incontri con le persone più o meno famose, scoprire i valori che ognuno ha fatto nascere con la propria esperienza. E’ quanto avviene nelle pagine dell’ultimo dei tanti libri di Gianni Spartà: “Soggetti smarriti: mille foglie cadute dall’alto” (Ed. Macchione, pagg. 310, € 20).


Spartà, giornalista varesino, una vita nel giornale locale “La Prealpina”, è autore di una lunga serie di biografie: tra le tante quella di Giovanni Borghi (“Mister Ignis”), di Giuseppe Zamberletti, di Felice Rusconi, di Salvatore Furia. Ora, pensionato attivo come non mai, dedica i giorni di sole a lunghe pedalate nelle valli varesine e i giorni di pioggia a regalare a vecchi e nuovi lettori piccole perle di un giornalismo fatto di incontri e di saggezza. Trovando anche il tempo di varare e sostenere coraggiose iniziative di concreta solidarietà.
Dobbiamo quindi ringraziare i giorni di pioggia per gli affreschi che in questo libro disegnano i grandi personaggi che hanno animato la vita italiana nell’ultimo dopoguerra. Non si tratta di biografie, ma di episodi, di incontri, di esperienze che Spartà racconta come se fossero avvenute ieri perché riaffiorano, probabilmente come finzione scenica, da un vecchio scaffale spezzato dal peso di un archivio pieno di appunti nati dal mestiere di un giornalista di lungo corso.
Come scrive Giangiacomo Schiavi nella prefazione: “Esercizio di scrittura con pezzi che “cantano” secondo il linguaggio dei vecchi capicronisti. Soggetti smarriti si può considerare un atto di amore per il giornalismo di gambe, di testa e di cuore, quello che oggi annaspa un po’ smarrito nella palude dell’informazione conformizzata”.
I grandi personaggi a cavallo dei due secoli ci sono tutti: da Berlusconi a Pertini, da Cossiga a Montanelli, da Craxi a Bossi, solo per citarne alcuni. Ma non solo politici: ci sono per esempio i calciatori Riva e Anastasi, la cui storia si è incrociata con la realtà varesina. Ma al di là dei nomi, pur importanti, questi incontri dimostrano come l’autore abbia sempre mantenuto una delle doti del vero giornalista: la curiosità insieme alla volontà di cogliere le occasioni andando oltre l’ufficialità. Con un’altra dote: la capacità di sfruttare la tavolozza delle parole con una scrittura chiara, concreta ed efficace.
Ogni pagina è così una scoperta. Non c’è una successione logica. La divisione dei capitoli in mesi è solo un artificio letterario per indicare che in fondo si tratta di pagine di un diario in cui i fatti e le persone sono sempre protagonisti. Le pagine di questi “Soggetti smarriti” appaiono quindi lezioni di giornalismo, certamente, ma anche l’opportunità di scoprire i tanti lati nascosti delle persone più o meno famose.