Tutto il potere dell’informazione. La premessa è tanto scontata da apparire banale: viviamo in un mondo di grandi trasformazioni. Basta guardarsi indietro senza la miopia del breve termine per accorgersi che la quarta rivoluzione industriale sta cambiando sempre più velocemente i rapporti sociali, il mondo del lavoro, la politica. La crescente compenetrazione tra mondo fisico, digitale e biologico ha superato i confini dell’immaginazione. E’ sempre più complesso seguire i progressi continui nel campo dell’intelligenza artificiale (Ai), della robotica, dell’Internet delle cose (IoT), così come la stampa 3D, l’ingegneria genetica, i computer quantistici, le reti neurali.
C’è un dato di fondo che merita di essere messo in primo piano: il ruolo essenziale e crescente dell’informazione. Un ruolo importante non solo perché l’informazione è la spina dorsale dell’intelligenza artificiale, ma anche perché solo un’informazione corretta, approfondita e veritiera può offrire ad ogni persona la conoscenza indispensabile per evitare il più possibile i rischi e sviluppare le opportunità.
Proprio all’informazione nell’ottica del terzo millennio è dedicato l’ultimo ponderoso libro Yuval Noah Harari, storico, filosofo e saggista israeliano (“Nexus, Breve storia delle reti di informazione dall’età della pietra all’IA”, Saggi Bompiani, pagg. 610, € 26). Un libro che ha proprio nel concetto di rete, oltre che nella vastità dell’analisi, il proprio valore aggiunto. Più che una storia dei mezzi di comunicazione il libro offre infatti un’analisi prospettica degli effetti sociali delle scoperte e delle trasformazioni.
La storia del mondo è stata caratterizzata e condizionata da importanti salti di qualità: come la diffusione delle informazioni grazie a Gutenberg, l’incidenza di radio e televisione, l’esplosione delle potenzialità dei computer. Ma ora, osserva Harari, siamo di fronte ad un decisivo cambio di paradigma: “L’invenzione dell’IA è potenzialmente più importante dell’invenzione del telegrafo, della stampa e persino della scrittura, perché l’IA è la prima tecnologia in grado di prendere decisioni e generare idee da sola”.
L’IA può creare nuove reti, elaborare iniziative originali, condizionare le scelte politiche. Se è vero che la diffusione dell’informazione di base, quella di libri e giornali, può essere considerata un fattore importante per lo sviluppo delle istituzioni democratiche, è altrettanto vero che l’avvento dell’IA potrebbe sostenere nuove formule di potere accentrato e autoritario. “In assenza di forti meccanismi di autocorrezione – scrive Harari – le IA hanno le carte in regola per promuovere visioni del mondo distorte, di consentire abusi di potere eclatanti e di fomentare nuove terrificanti cacce alle streghe”.
Come per tutte le grandi scoperte, dal fuoco all’energia atomica, l’umanità ha dimostrato di avere una grande intelligenza, ma anche una distorta volontà di usare le innovazioni per finalità di potere. Anche con l’uso della violenza, delle distruzioni, delle guerre. “La colpa – sostiene Harari – è delle reti di informazione. A causa del privilegio assegnato all’ordine rispetto alla verità, le reti informative umane hanno prodotto molto potere, ma poca saggezza.”
Tutto il potere dell’informazione. Oggi più che mai in passato è allora indispensabile quella capacità critica che aiuta a distinguere non solo il vero dal falso, ma anche l’utile dal superfluo e soprattutto il bene dal male. Perché l’informazione è una formidabile arma di potere, come dimostrano i grandi consensi che in passato hanno avuto i regimi totalitari e gli allarmanti favori crescenti verso i disordinati sovranismi attuali.