Imparare a guardare con il cuore e con la mente


Imparare a guardare con il cuore e la mente può essere un programma di impegno quotidiano. Ci sono infatti alcuni grandi parametri che sembrano contraddistinguere la visione del mondo contemporaneo: la razionalità, talmente apprezzata da far magnificare l’intelligenza artificiale, e poi l’individualismo, il sentirsi al centro del mondo come se tutto potesse derivare dalla nostra percezione. Capita così che ognuno abbia la propria idea della realtà: tante idee che alla fine possono risolversi in un appiattimento complessivo cercando magari di analizzare i particolari, ma perdendo di vista il senso delle cose.
E questo può valore per i rapporti personali, ma anche nella complessa visione delle strategie aziendali dove da qualche tempo va di moda una parola nuova, figlia di questo terzo millennio. La parola è “purpose” che è una maniera che si vorrebbe elegante per indicare l’insieme dei valori attorno a cui si muove l’impresa. Valori che ovviamente vanno oltre la stretta, anche se necessaria, logica del profitto, per diventare invece una strategia per motivare i dipendenti e insieme per migliorare quella dimensione della reputazione estremamente importante per tutta la platea degli stakeholder.


Affrontare questi temi vuol dire anche immergersi in quella realtà delle emozioni che sono una parte fondamentale non solo e non tanto in quella che potremmo chiamare la vita sentimentale delle persone, ma anche in quella dimensione economica che fa dipendere proprio dalle emozioni le scelte dei consumatori così come le decisioni di risparmio e investimento e le stesse strategia aziendali.
“La comprensione profonda di noi stessi, che è una vera e propria visione, non dipende dalla luce, dai coni e bastoncelli, dal nervo ottico e dal cervello che rielabora e completa le immagini che gli arrivano dalla retina. No, dipende dalle emozioni con cui interpretiamo le cose della vita e da come ci relazioniamo a esse. Sono le emozioni che ci fanno vedere dentro, e le emozioni non hanno bisogno del nervo ottico, ma di un cervello elastico e di quell’ingrediente in più che si chiama sensibilità.”
Una riflessione che fa parte del libro “Insegna al cuore a vedere” di Daniele Cassioli (con Salvatore Vitellino, ed. De Agostini, pagg 256, € 16,90). Un libro nato dall’esperienza di vita di un cieco dalla nascita che sviluppa tutta la sua passione per la vita attraverso lo sport (nuoto, karate, sci nautico) praticato ad alto livello e nell’aiuto concreto ad avvicinare all’attività sportiva i bambini, indipendentemente dalla loro condizione fisica con l’associazione sportiva non profit Real Eyes Sport, da lui presieduta. Cassioli è anche presidente onorario di Piramis onlus, la società del gruppo Piramis nata nel 2014 per portare il suo sostegno ai più bisognosi e a chi è in difficoltà.
Questo libro è una sfida alla nostra sensibilità quotidiana, una sfida a sviluppare una visione del mondo che nasce dal cuore, dalla sensibilità, dalla volontà di superare le difficoltà e guardare quanto di bello, di giusto e di buono può esserci con noi e attorno a noi. Iniziando da noi stessi, perché “accettarsi – afferma Daniele Cassioli – non vuol dire rassegnarsi, ma saper vedere in fondo al cuore chi siamo davvero, mostrandoci a noi stessi e agli altri con coraggio”. Per questo è necessario imparare a guardare con il cuore e con la mente