Insieme non è una parola di moda, ma è una di quelle parole che andrebbe riscoperta in questa società in drammatica trasformazione. Per riscoprire una società “del noi”
capace di costruire un nuovo futuro.
Prendiamolo dal lato buono. Stiamo vivendo un periodo molto interessante, di grandi cambiamenti e di nuove opportunità anche per una rivoluzione tecnologica che moltiplica la possibilità della conoscenza e affranca dai lavori usuranti, pericolosi, ripetitivi.
Certo, ogni medaglia ha il suo rovescio e le rivoluzioni, come diceva Mao, non sono un pranzo di gala. E allora abbiamo in primo piano la pandemia, con le tragedie umane e con una crisi economica per molti settori devastante. Così come l’ampliamento delle disuguaglianze, la disoccupazione giovanile, il calo demografico. Tutti elementi che sembrano chiedere alla politica interventi in due direzioni ugualmente importanti: da una parte mettere in atto azioni dirette per affrontare l’emergenza economica e sociale, anche superando i tradizionali vincoli del debito; dall’altra attuare tutte quelle riforme, e non sono poche, che possano far funzionare il mercato e che quindi riattivino i meccanismi della crescita. Con in prima fila la figura dell’imprenditore, il protagonista della crescita, come ha scritto il maggior teorico dello sviluppo economico, Joseph Schumpeter, perché propone nuovi prodotti, sfrutta le innovazioni tecnologiche, apre nuovi mercati, cambia le modalità organizzative della produzione.
C’è una nuova normalità da riconquistare, una nuova normalità che non può essere un nostalgico ritorno al passato, ma che può trovare proprio in una rilettura critica della storia i valori di fondo e le strategie in grado di affrontare insieme la dimensione della complessità.
E’ su queste linee che si muove il saggio di Michele Tronconi “Perché insieme, natura umana e corpi intermedi” (Ed. Guerini e associati https://www.guerini.it/index.php/prodotto/perche-insieme, pagg. 280, € 26), un libro che costituisce un’analisi attenta e profonda della storia economica secondo la particolare prospettiva delle rappresentanze, delle associazioni, dei gruppi di interesse, di tutte quelle realtà che sollecitano e sostengono la partecipazione organizzata alla vita pubblica.
Tronconi si muove su due piani. In primo luogo mette a frutto una forte esperienza sia di imprenditore, sia di partecipazione alle organizzazioni imprenditoriali: iniziando dalla presidenza dei giovani dell’Unione industriali di Varese e arrivando a quella di Euratex (l’associazione europei delle imprese del tessile-abbigliamento) oltre che di Sistema Moda Italia e di Assofondipensione. Senza dimenticare gli incarichi nella Giunta e nel Direttivo di Confindustria.
In secondo luogo dimostra una grande passione per l’approfondimento delle dimensioni storiche, politiche e sociologiche dell’associazionismo nelle sue varie forme in un’evoluzione che ha visto momenti positivi alternarsi a situazioni maggiormente problematiche. Lo scenario attuale appartiene a quest’ultima categoria: con la crisi della partecipazione nei partiti, nei sindacati, nelle associazioni, e il sopravvento del populismo unito all’elogio della disintermediazione.
Un percorso in cui politica ed economia si intrecciano e insieme si condizionano. Significative le pagine dedicate al periodo medioevale dove le gilde sono prima nate dal basso, come organizzazioni autonome di individui legati dalle stesse attività, per poi diventare strumenti di una difesa corporativa “strumentale alle esigenze di chi detiene il potere”.
La realtà attuale ripropone gli stessi limiti e gli stessi condizionamenti del passato, ma con l’aggiunta, per molti aspetti dirompente, di una struttura della comunicazione che ha fatto dei social network la parodia della partecipazione. Il viaggio di Tronconi nell’evoluzione dei corpi intermedi si conclude tuttavia con una nota di ottimismo: non solo per la sopravvivenza e il possibile rilancio delle rappresentanze e della concertazione, quanto per l’affermarsi della convinzione che nella dimensione della complessità non ci possono essere soluzioni semplici. “A questo punto – afferma Tronconi nelle conclusioni – non ci sarà più spazio per l’incompetenza o l’improvvisazione, e la capacità deliberativa dovrà formarsi sulla conoscenza dei problemi e sulla comprensione delle interdipendenze tra le molte variabili in gioco, nello scorrere del tempo. Prendendo a cuore problemi fondamentali come, per esempio, la questione demografica perché la demografia è destino, ma non sempre”.
Una visione di speranza nella convinzione che quello che valorizza ogni persona è soprattutto la relazione con gli altri in una società “del noi” che supera le tentazioni dell’individualismo. E che, come ricordava Aristotele, “è proprio il conoscersi che produce soprattutto reciproca fiducia” e la fiducia, conclude Tronconi “ci impegna sì come individui, ma si costruisce solo insieme”.