Crisi demografica, crisi culturale

I segnali della crisi demografica arrivano ormai regolarmente. Quelli più recenti sono arrivati dall’Istat che ha confermato la tendenza negativa. Al primo gennaio 2021 i residenti erano 59 milioni 259mila, 384mila in meno rispetto ad un anno prima. Unica eccezione è il Trentino-Alto Adige, dove si registra una variazione annuale della popolazione pari a +0,4 per mille. In tutte le altre regioni si registra un significativo decremento. Un particolare nel Mezzogiorno (-7 per mille).
Un segnale significativo è arrivato anche dal censimento negli Stati Uniti: negli ultimi dieci anni infatti la popolazione è cresciuta solo del 7,4%, il dato peggiore dagli anni ’30, dopo la Grande depressione del secolo scorso. Le motivazioni sono per certi versi analoghe: la crisi economica del 2008 e l’insicurezza finanziaria hanno frenato la natalità e hanno attirato meno immigrati anche per le politiche portate avanti da Donald Trump. Nell’ultimo anno, poi, la pandemia ha fortemente accentuato le tendenze. La fertilità è in netto calo con una media di 1.73 figli per donna, meno della soglia del 2,1 che garantirebbe un pareggio fra nascite e morti.
Anche sulla base di questa realtà il presidente americano Joe Biden ha annunciato, a cento giorni dalla sua entrata in carica, un nuovo capitolo dell’“American Families Plan”, con misure di sostegno sociale per le giovani coppie, come il congedo per natalità, la costruzione di asili nido e centri sanitari per bambini, la stabilizzazione degli aiuti mensili pari a 250/300 dollari per ogni figlio.
In Europa il tasso di fertilità è ancora più basso che dall’altra parte dell’Atlantico e supera di poco quota 1,5.
Ormai quello che un tempo si chiamava Vecchio continente si potrebbe chiamare Continente vecchio. Come afferma un recente rapporto dell’Ufficio statistico del Parlamento di Strasburgo “il calo delle nascite e l’incremento della longevità stanno cambiando profondamente il profilo della popolazione europea”. Un solo dato tra i tanti. Negli ultimi vent’anni l’età media della popolazione è salita dai 38,4 ai 43,7 anni. Ci sono certamente differenze tra i diversi stati, con l’Irlanda che per esempio che non raggiunge i 38 anni, ma è da notare come Germania ed Italia, sono ai livelli più alti con un’età media superiore ai 46 anni.
In Italia, l’età media del pensionamento è di 62 anni. L’uscita dal mercato del lavoro avviene due anni prima della media OCSE e cinque anni prima rispetto all’età pensionabile legale, età che grazie alle tante eccezioni riguarda peraltro solo una minoranza di lavoratori. E se l’età media è 62 anni vi è quindi chi lascia il lavoro prima, ma c’è anche chi resta in attività, magari a tempo parziale o con un impegno libero professionale anche dopo il pensionamento, senza contare quelle occupazioni che sono importanti pur non entrando nelle statistiche come la cura dei nipoti o il volontariato in associazioni di solidarietà.
E’ questa l’altra faccia della medaglia. Il declino demografico ha molti rischi, come i sempre maggiori costi per la previdenza, l’assistenza e la sanità. E’ quindi necessario puntare su politiche attive per le nascite insieme al sostegno di valori forti come quelli della maternità e della famiglia.
Qualcosa si è fatto e si sta facendo soprattutto con interventi finanziari per la costruzione e la gestione di nuovi asili nido e per nuovi contributi alle famiglie a reddito basso. Molto poco peraltro si muove a livello culturale per valorizzare la famiglia tradizionale, l’unica in grado di essere generativa. Il dibattito politico e sociale sembra quasi averla dimenticata, non degna nemmeno dell’attenzione che si dà ai fenomeni in via di estinzione.
Ma è anche necessario guardare agli anziani che devono essere considerati come parte della società che possono continuare ad arricchire con la loro esperienza e la loro sensibilità. Magari anche grazie ad una rivoluzione informatica in cui hanno un posto evidentemente di primo piano i giovanissimi che non a caso vengono chiamati “nativi digitali”, ma che può offrire formule e metodi di partecipazione adatti ad ogni età.