E’ forse il momento di dire che le teorie economiche si sono trovate praticamente disarmate di fronte all’incalzare dell’instabilità. Anche perché più che di fallimento del mercato ci si è trovati di fronte alla sconfitta senza appello di chi pensava di ingabbiare l’evoluzione dell’economia nella fredda logica dei modelli quantitativi e delle aspettativa razionali.
Lo sottolinea con la sua tradizionale efficacia Marco Vitale nel suo ultimo saggio: Passaggio al futuro. “Gli economisti, scrive Vitale, sono andati fuori strada perché hanno confuso la bellezza matematica con la verità economica”.
La grande tentazione in cui è caduta gran parte della scienza economica negli ultimi decenni è stata proprio questa: la pretesa di far coincidere le scelte delle persone, così come le politiche dei governi e delle banche centrali, dalle basi quantitative della moneta e dai rapporti automatici tra la domanda e l’offerta. Per poi accorgersi che le scelte sono libere, arbitrarie e soggettive, soggette più alle emozioni che alla fredda razionalità. E che le politiche diventano puntualmente inefficaci se non riescono a coltivare il vero motore dell’economia, che non è il denaro, ma la fiducia.
E’ indispensabile, avverte Vitale, “cambiare alcune concezioni di fondo dell’economia e del management”. Abbandonare il pensiero unico del Pil come parametro di giudizio dell’andamento dell’economia e rinunciare al principio secondo cui il management deve creare valore solo per gli azionisti e ritornare al modello della crescita complessiva dell’impresa all’interno della società.
Il richiamo più forte diventa così quello a dare alla parola “valore” il suo significato originario: non solo quello di ricchezza, in molti casi solo virtuale, ma anche e soprattutto quello che delinea l'insieme degli elementi e delle qualità morali e intellettuali che sono generalmente considerati il fondamento positivo della persona e della società. In una visione in cui l’economia non è un gioco a somma zero, ma la capacità di creare valore aggiunto insieme alla gestione corretta, al rispetto delle persone e dell’ambiente.
Solo così la crisi può diventare opportunità. Ma con una rivoluzione culturale. Per esempio abbandonando il sogno che si possano affrontare i problemi italiani continuando a parlare di grandi riforme. La strada, certamente più difficile, è quella di risolvere i problemi.
Marco Vitale, “Passaggi al futuro”, Ed. Egea, pagg.260, € 22
Pubblicato il 20 maggio sul Sole 24 Ore