"In un giardino c’è una stagione per la crescita. Prima vengono la primavera e l’estate e poi abbiamo l’autunno e l’inverno. Ma poi ritorna la primavera e l’estate". Le parole del giardiniere Chance (in quello storico film interpretato da Peter Sellers insieme a Shirley MacLaine) costituiscono insieme l’apoteosi della banalità e una metafora della complessità. E si possono adattare perfettamente per tentare di guardare oltre le attuali difficoltà dell’economia mondiale. Di crisi finanziarie, anche se non tutte della stessa portata, è infatti ricca la storia del mondo. E sempre, anche dopo le recessioni più gravi è arrivato, prima o poi, il tempo della ripresa.
È significativo che proprio la prospettiva di “Oltre il giardino” sia stata scelta da Ennio Doris, presidente di Banca Mediolanum, per introdurre il libro “I nostri soldi” di Sandro Vita. È significativo perché l’analisi di Vita mette insieme due elementi importanti come la capacità divulgativa nello spiegare i fenomeni e l’ottimismo nella possibilità di superare la crisi. Due elementi che sono, al di là dell’apparenza, strettamente collegati.
Il mondo della finanza è infatti molto spesso dipinto come il regno della complessità e sicuramente molte delle difficoltà attuali derivano proprio da quell’ingegneria finanziaria che ha dato strumenti operativi e possibilità strategiche all’esuberanza irrazionale di manager e operatori finanziari.
Rompere il sipario dietro a cui si sono svolte le segrete manovre della finanza può essere quindi un passo importante per ritrovare la trasparenza perduta e per ridare spazio a quel circolo virtuoso che vede l’economia reale e la finanza strettamente collegate e capaci di influenzarsi positivamente l’un l’altra.
Ma per andare alla radice della crisi e per cercare di trovare in qualche modo una soluzione appare essenziale non fermarsi alla sovrastruttura, ma riscoprire come il vero motore dell’attività economica nasca in ogni in ogni caso dalle scelte libere, e spesso emotive e irrazionali, delle persone.
Scrive Vita: “Centinaia di tessere di mosaico non sono un mosaico finito, anche se lo compongono. Milioni di mattoni non sono una cattedrale. Migliaia di note non sono una sinfonia. Anche con il risparmio è così. Il denaro corrisponde a una tessera, a una nota, a un mattone e l’obiettivo che si desidera raggiungere è il mosaico, la cattedrale, la sinfonia.”
Con il denaro si possono compiere i più orrendi crimini e si possono realizzare le più alte opere di solidarietà. Per questo il denaro è stato e deve restare un semplice strumento nella mani dell’uomo. Ed è stato e continua ad essere ingiustificato imputare al sistema di libero mercato le colpe che vanno ricercate soprattutto nell’uso spregiudicato della finanza associato alle tentazioni di trovare le vie più facili per raggiungere la ricchezza.
La complessa crisi che stiamo vivendo può quindi aiutare a rimettere il denaro al posto che gli spetta: lo strumento più utile inventato dall’uomo per facilitare gli scambi ed indicare il valore del proprio lavoro, dei propri beni, della possibilità di ciascuno di guardare con ottimismo al futuro.
Sandro Vita, "I nostri soldi", Ed. Sperling & Kupfer, pagg. 241, € 18
pubblicato il 22 gennaio 2009 sul Sole 24 Ore