La filosofia di questo libro si trova nelle ultime righe: «Nella storia delle aziende sono ben poche quelle che hanno chiuso a causa della concorrenza: la più parte devono la loro scomparsa ai problemi interni». Sulla base di questa analisi Gianemilio Osculati, una lunga carriera nella consulenza, al vertice della McKinsey, e nella gestione aziendale, dalla Banca d’America e d’Italia all’Università Bocconi, ha voluto tracciare in un manuale rapido, ma estremamente efficace, le regole di base per portare al successo un’impresa.
Diciamolo subito. Non si tratta di un ennesimo manuale di management. Questo Gestire con successo non è un testo che si inserisce nella tradizione di applicare principi astratti alle concrete dinamiche delle aziende. Siamo di fronte a un racconto che ha tre obiettivi fondamentali: innanzitutto far capire che il mondo sta cambiando rapidamente e quindi molti tra i postulati del management devono essere guardati con profondo senso critico, poi rimettere al centro il sistema di valori superando la logica rigida delle mansioni e delle competenze, e infine convincere il manager di successo che la dote principale su cui deve contare è il proprio coraggio: «Un ingrediente – afferma Claudio Calabi, amministratore delegato del Sole 24 Ore, nella sua introduzione – per me fondamentale, che non si trova nei manuali e che, una volta resosi disponibile nella genetica del management non va usato soltanto in situazione di crisi, ma anche e soprattutto in un contesto positivo e nella gestione ordinaria».
Nella logica aziendale va quindi contraddetta la logica donabbondiana: il coraggio il manager "se lo deve dare", anche perché è necessario per rompere con i miti del passato che tuttavia ancora dominano nelle lezioni delle business school. Tra i miti, Osculati mette, per esempio, le economie di scala, una teoria seguendo la quale – afferma – «in modo rigido e ortodosso, non si sarebbe mai passati da un’organizzazione funzionale a quella di tipo divisionale che tanta ricchezza ha invece creato negli ultimi decenni per l’intero mondo occidentale e orientale». E così si mettono in discussione l’elasticità della domanda rispetto al prezzo, il premio ai dipendenti come produttore di motivazione, la strategia come compito chiave del capo-azienda, l’accentramento decisionale come rimedio alla bassa economicità.
In una visione in cui più che le performance a breve termine è necessario puntare a una crescita duratura, una crescita che nella maggior parte dei casi porta essa stessa alla soluzione dei problemi: ma per questo è indispensabile che l’obiettivo venga condiviso a tutti i livelli «delegando maggiormente le decisioni, chiedendo a tutti di pensare e agire come se fossero dei veri imprenditori». Una indicazione che tuttavia non contraddice l’esigenza di una leadership forte, anzi capace di proporre molti più obiettivi di quanti la struttura possa realisticamente realizzare, tenendo sotto controllo il rischio dell’anarchia gestionale attraverso una forte e precisa definizione delle strategie.
Ma la logica di fondo resta quella darwiniana secondo cui la sopravvivenza prima e il successo poi sono riservati a chi sa adattare al cambiamento le proprie scelte, i propri obiettivi, le proprie strategie.
Gianemilio Osculati, «Gestire con successo – Oltre le teorie tradizionali di governance, management e leadership», Il Sole 24 Ore, pagg. 152, € 19,00