In questo scenario di complessità e di crisi può essere utile qualche riflessione partendo dall’ultimo libro di Paul Krugman, premio Nobel per l’economia nel 2008, docente a Stanford, titolare di una rubrica di divulgazione sul “New York Times”. Il titolo è già un programma: “Discutere con gli zombie – Le idee economiche mai morte che uccidono la buona politica” (Ed. Garzanti, pag. 414, € 24). E’ un libro fatto in economia dato che raccoglie e, potremmo dire ricicla, gli articoli già pubblicati con qualche commento e spiegazione in più. E così ha un occhio puntato sulla crisi del 2008 e su quello che ne è seguito. Ma è interessante proprio per la prospettiva con cui Krugman guarda ai modi per affrontare la crisi economica, così come le crisi ambientali e sociali. Con la logica del pragmatismo, senza dogmi o ideologie, senza demonizzare il debito o l’intervento dello Stato, ovviamente quando necessario. E per combattere una crisi l’intervento dello Stato può diventare indispensabile. Ma attenzione. Non per passare dall’economia di mercato alla pianificazione burocratica e alla nazionalizzazione dei mezzi di produzione. Ma per rimettere in moto la dinamica economica anche e soprattutto attraverso un sostegno alle spese sociali, alla sanità, all’istruzione, ad un buon welfare che riduca le disuguaglianze. Significative le critiche alla politica di Trump, critiche scritte ben prima dell’esplosione della pandemia, ma che appaiono ancora più attuali alla luce delle ultime scelte del presidente americano.
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