Quelle diversità da valorizzare

Quelle diversità da valorizzare. Troppo spesso nelle narrazioni politiche e sociali le diversità sono considerate un fattore da superare. Eppure la dinamica sociale è fondata sulla diversità: quella tra uomo e donna che è alla base della generatività, ma anche le diversità basate sulle differenti condizioni sociali, sul livello di istruzione sul rapporto tra giovani e differentemente giovani. Tutti elementi che possono essere visti come una medaglia due facce: da una parte sono uno stimolo alla crescita, dall’altra possono diventare una gabbia da cui è difficile uscire.
La società e l’economia italiana hanno bisogno di crescita, una crescita non solo quantitativa, quella che si misura in termini di Pil, ma anche e soprattutto una crescita in termini di qualità, di riduzione degli squilibri sociali, di maggiore partecipazione al mondo del lavoro, di un più significativo sviluppo dei rapporti sociali.
Zero virgola. Certo è meglio di niente. Ma per troppi anni, tranne quelli immediatamente successivi al Covid, l’Italia è cresciuta al passo della tartaruga. Le ricette per crescita non mancano, ma il più delle volte si guarda agli incentivi monetari, agli stimoli fiscale, alle agevolazioni creditizie: tutti elementi utili e importanti. Ma, in economia, come nella vita, non basta offrire opportunità: bisogna che qualcuno le colga. Come dire: se i cavalli non bevono, è inutile aggiungere acqua alla fontana. Un’immagine che può descrivere il paradosso di una crescita potenziale che non si traduce in dinamismo reale.
In questa prospettiva appare particolarmente importante il libro curato da Filippo Poletti: “Side by Side. Oltre la diversità, creare unicità e valore nelle aziende e per le istituzioni” (Lit Edizioni, Pag. 189, € 17,50). Poletti, top voice di Linkedin, docente universitario particolarmente attento al mondo del lavoro, ha riunito in questo volume tante testimonianze con un unico filo conduttore: valorizzare le diversità contro l’appiattimento della narrazione sociale. “E’ un libro “estroverso” – spiega Poletti nell’introduzione – perché apre le porte a tante testimonianze di vita dedicate alle tematiche dell’unicità e dell’inclusione. Leggerete quattro capitoli, rispettivamente: come promuovere la parità di genere, come valorizzare le diverse abilità, come realizzare l’inserimento lavorativo dei detenuti e come sviluppare il dialogo intergenerazionale. All’interno troverete una prima parte dedicata alle riflessioni e una seconda riservata alle interviste alle aziende. In totale, dunque, avrete tra le mani più di trenta visioni, accomunate dal desiderio di contribuire al dibattito sulle tematiche dell’unicità e dell’inclusione, intesa come integrazione”.
“Side by side” è un’associazione non profit di cultura economica e sociale fondata dallo stesso Poletti insieme a Alessia Salmaso, Fulvio Matteoni e Joelle Gallesi. L’obiettivo è quello di sollecitare le buone pratiche capaci di sviluppare strategie aziendali per favorire l’inclusione e la valorizzazione delle diversità.
“L’inclusione – sottolinea Joelle Gallesi – non passa solo dai grandi piani strategici, ma anche da uno sguardo in più, da una parola diversa, da una scelta più consapevole. A volte basta davvero poco per fare la differenza. E quel poco, moltiplicato per cento, mille, diecimila persone, può cambiare il volto di un’intera organizzazione”.
Sviluppare le competenze, allargare gli orizzonti delle imprese, attuare progetti coraggiosi di inclusione, superare il gender gap e le differenze generazionali possono essere tutti elementi utili per una crescita anche di qualità. L’esperienza di molti paesi ha dimostrato come un’alta partecipazione femminile al mondo del lavoro (in Italia è tra le più basse dell’Europa) può favorire non solo una crescita dei redditi, ma anche un sostegno decisivo alla natalità. Il tasso di occupazione femminile in Italia è poco superiore al 50% contro il 62% della media Ocse e il 72% della Germania: questo vuol dire che ci sono opportunità e grandi spazi di crescita.
Come fare? Nelle esperienze raccontate in questo libro c’è più di una risposta. Partendo proprio da quelle diversità da valorizzare.