I rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione non sono mai stati facili. Anzi nella realtà italiana proprio quella che potremmo chiamare semplicemente burocrazia costituisce uno degli ostacoli maggiori al passaggio dall’idea imprenditoriale all’inizio dell’attività di un’impresa. Un’ indagine della Banca mondiale ha messo in luce come in Italia per aprire un’attività economica, nonostante i tanto decantati sportelli unici, sia necessario portare a termine nove procedimenti amministrativi per un costo complessivo almeno di 3.800 dollari e per un tempo pari a tredici giorni lavorativi. Il confronto con gli altri paesi è disarmante: si va dai quattro procedimenti in quattro giorni e zero costi in Danimarca ai sette procedimenti per otto giorni e 300 dollari in Francia.
Eppure resta un esempio di paradosso virtuoso in fatto che l’Italia sia uno dei paesi a più alto tasso di imprenditorialità e di maggiore presenze di piccole e medie imprese. Ma se gli “spiriti animali” prevalgano sullo oggettive difficoltà procedurali non si deve mettere in secondo piano la necessità di facilitare la nascita e lo sviluppo delle imprese, soprattutto in un momento come l’attuale in cui è vitale cercare di coalizzare tutti i fattori che possano spingere una ancora fragile e timida ripresa. In questa prospettiva la dimensione locale, quella dei distretti e degli assi di sviluppo come il Nord Est o la via adriatica, non può che tornare ad essere fondamentale, così come fondamentale è che le imprese possano esprimere la loro vitalità senza i lacci della burocrazia che si sommano inevitabilmente agli altri oneri fiscali e procedurali.
E’ così che alcuni casi sostanzialmente positivi, come quello di Pesaro illustrato nel libro “Dal cielo alla terra: innovazione e sviluppo locale tra burocrazia e leadership”, si rivelano un’eccezione e riescono soprattutto a far risaltare le carenze generali della Pubblica amministrazione. Scrivono gli autori, Antonio Mezzino e Gigi A. Montoli: “Condizioni organizzative e deficit culturale del ceto dirigente della Pa generano una difficoltà a interpretare le dinamiche e i meccanismi dell’economia e dell’internazionalizzazione. Tutto ciò per il persistere di una mancanza di competenze manageriali e tecnico-professionali esasperata dall’assenza di formazione efficace per la quale si investono risorse vicine allo zero”.
La crisi globale degli ultimi mesi ha reso ancora più evidente la necessità di attivare tutte le risorse disponibili su di un territorio, di mettere sempre più in rete le potenzialità imprenditoriali, di sviluppare percorsi virtuosi di promozione delle competenze. E il ruolo dei poteri pubblici, locali oltre che nazionali, può essere un positivo volàno per far funzionare i mercati con quelle infrastrutture reali o immateriali che servono a facilitare la dinamica delle persone, delle merci, dei capitali. Con quella sfida di fondo che è anch’essa un paradosso: pianificare l’innovazione, cioè creare tutte le condizioni utili perché i cambiamenti, le ristrutturazioni, i riposizionamenti strategici possano avere luogo. Lasciando poi al mercato il compito di fare la sua parte.
Antonio Mezzino e Gigi A. Montoli – “Dal cielo alla terra”. Ed. Rubbettino, Pagg. 234, € 24
Pubblicato il 21 gennaio sul Sole 24 Ore