L'immagine è drammaticamente efficace. È quella del fascino monumentale di Petra, la città scolpita nella roccia nel deserto giordano, un grande centro di commerci nell'antichità, una città che sparì dimenticata sotto la polvere dei secoli. Per poi essere riscoperta e diventare un grande museo, un'attrattiva turistica, uno scenario per i film d'avventura.
«E se Petra di oggi fosse il Mezzogiorno di domani?». La domanda, purtroppo tutt'altro che retorica, è nelle prime pagine del libro che Francesco Delzio ha dedicato al Mezzogiorno: La scossa – Sei proposte shock per la rinascita del Sud. L'autore di Generazione Tuareg propone un'analisi che non ripercorre le tradizionali lamentazioni che hanno fatto diventare la questione meridionale un'enciclopedia di retorica politica, ma affronta con realismo e soprattutto con coraggio i nodi gordiani del sottosviluppo del Sud.
Perché l'obiettivo di fondo è quello di uscire dalle logiche che continuano malinconicamente a caratterizzare l'approccio politico locale e nazionale, come ha spiegato Guido Gentili due giorni fa in questo spazio partendo della vicenda di Termini Imerese: i sussidi, i sostegni, i favori, per arrivare agli scambi, alle clientele, alle protezioni e al facile populismo. Tutti elementi che non solo non creano le condizioni per lo sviluppo, ma offrono un terreno fertile ai compromessi della criminalità.
È allora il momento di aiutare il Sud ad aiutarsi da solo. Con una svolta radicale. Non più incentivi fiscali, ma una "no tax area" sul modello irlandese; non più interventi scoordinati sul turismo, ma un progetto nazionale; non più un sistema educativo lasciato a se stesso, ma un grande rilancio della formazione tecnica. E così via sul fronte dei contratti di lavoro, sull'inefficienza delle amministrazioni, sul contrasto alla malavita.
Il sistema politico, nazionale ma soprattutto locale, resta l'elemento critico di fondo. «Le burocrazie regionali del Sud – spiega Delzio – hanno sistematicamente dimostrato di non possedere competenze, visione, forse neanche consapevolezza delle proprie responsabilità». Ecco allora l'esigenza di un forte intervento nazionale («concentrare nel governo il potere decisionale delle strategie e della azioni per il rilancio del Sud») capace di creare le condizioni perché la gioventù meridionale possa continuare ad avere coraggio e iniziativa.
Perché è nei giovani che vanno riposte le maggiori speranze. Nei giovani che Delzio, giovane barese emigrato a Roma, chiama «conterronei» e che troppo spesso sono ancora costretti a cercare lontano da casa il proprio futuro. Con una speranza che sembra riecheggiare quella di Luigi Sturzo che nel suo Appello ai siciliani nel marzo 1959, alcuni mesi prima della morte, scriveva che per un autentico sviluppo era necessario puntare sull'educazione delle nuove generazioni con «scuole serie, scuole importanti, scuole numerose, scuole che insegnano anche senza dare diplomi, al posto di scuole che danno diplomi e certificati fasulli a ragazzi senza cultura».
Francesco Delzio, La scossa, edizioni Rubbettino, pagg. 90, € 12,00
Pubblicato l'11 febbraio sul Sole – 24 Ore