Il digitale: rischi (tanti) e opportunità (di più)

Digitale come grande opportunità, ma senza nascondersi rischi e incertezze. È molto probabile che stiate leggendo questo testo su di un piccolo smartphone, seduti sulla più comoda poltrona di casa oppure sul traballante sedile di un tram. I telefoni cellulari sono ormai diventati compagni inseparabili con cui si possono fare moltissime cose, talvolta anche telefonare.

È questo uno di tanti effetti della rivoluzione digitale in cui siamo immersi come in un grande fiume, una rivoluzione che ha nell’informazione la sua punta dell’iceberg, ma che nasconde quello che si sta progressivamente sviluppando comprendendo sempre più elementi della vita economica e sociale.

La rete, internet, è lo strumento di base, essenziale, ma non sufficiente. I mattoni del nuovo edificio sono i dati che possono venire raccolti, ma soprattutto elaborati, attraverso piattaforme, applicazioni, programmi il più possibile interconnessi. Meccanismi potenti di comunicazione interpersonale, come i social network e i motori di ricerca, ci hanno fatto scoprire l’esistenza di algoritmi che riescono a guidare le esplorazioni a fianco di una sempre più invadente intelligenza artificiale che appare una moderna leva che può sollevare il mondo.

È una realtà complessa quella in cui ci troviamo a navigare, una realtà ricca di rischi e di insidie, ma in cui le opportunità, se ben gestite, si stanno dimostrando enormemente maggiori e capaci di offrire soluzioni per migliorare concretamente la qualità della vita.

Conoscere rischi e opportunità è già fare un primo passo per affrontare la rivoluzione digitale con il massimo dei benefici. Una guida non solo tecnica, ma attenta alla valutazione dei comportamenti umani è quella elaborata da Pietro Battiston, ricercatore dell’Università di Parma, nel libro “La responsabilità di rete: network, economia e società” (Ed. Il Mulino, pagg. 200, € 19).

Un libro che sembra giungere nel momento giusto, un momento in cui l’affidabilità delle informazioni nella rete sembra fortemente compromessa dal prevalere di pochi, ma efficaci, generatori di fake news.

Appare certamente utile approfondire la possibilità di elaborare strumenti tecnici in grado di individuare le alterazioni della realtà: una sorta di fact checking automatico capace di mettere in allarme i navigatori. Ma ancora più importante, scrive Battiston, è “sviluppare abilità non solo tecniche, ma anche sociali, che permettano di esercitare il necessario scetticismo quando si riceveranno, tramite i social network, notizie che mancano di una fonte attendibile.”

Il libro di Battiston approfondisce le tematiche dello sviluppo delle reti sul fronte della finanza, partendo dalla crisi del 2008 con il fallimento di Lehman Brothers, così come in quello della salute con molti riferimenti alla gestione attuale della pandemia. In entrambi gli scenari alla base c’è la gestione dei dati: sul fronte finanziario una più attenta valutazione dello scenario avrebbe probabilmente evitato la grande crisi, così come sul fronte della salute una più rapida diffusione dell’informazione avrebbe permesso una più efficiente e rapido contrasto. Senza tuttavia dimenticare che proprio lo sviluppo e la gestione delle informazioni ha creato le basi per un rapido approntamento dei vaccini che hanno permesso di contenere la pandemia.

In sintesi: i dati e le reti sono un’arma molto potente. Spetta alla responsabilità di tutti usare quest’arma per opere di pace e di sviluppo.

  • carl |

    Personalmente credo che, anche nell’ambito su cui è incentrato l’articolo, la responsabilità sia in realtà (ossia soggettivamente) assai variabile.
    Non ultimo perchè (come al solito) l’avanzamento cognitivo, educativo, formativo, intellettuale, culturale, ecc. è tutt’altro che di massa ed omogeneo. Ad es. nei Paesi occidentali non è da molto che si è sconfitto l’analfabetismo di massa.. Oggigiorno chi più chi meno sa leggere, scrivere e far di conto, ma il tempo è passato e sono avvenuti enormi cambiamenti per cui è emerso l’analfabetismo di ritorno e funzionale..
    D’altronde, il tempo e tutto ciò che esso fa emergere non si è fermato, sicchè..
    Ma, e chiudo (dato che si tratta di un mero post) le sfide che implica e comporta la cosiddetta “digitalizzazione” sono molteplici e quella del saper districarsi tra le possibile “fake news” et similia non sarà di certo la maggiore…
    Insomma il futuro, le prospettive, ecc. saranno sempre più, per dirla nella lingua attualmente egemone, “challenging”…

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