La cultura cristiana e il ruolo delle religioni possono essere elementi importanti in un mondo in cui, con la pandemia, le relazioni personali e tra gli Stati hanno bisogno di un nuovo impulso e di forti valori di riferimento. L’impegno e la testimonianza dei cristiani per la solidarietà, la sussidiarietà. la creatività, il bene comune può essere fondamentale. E’ questa la riflessione di Domenico Mastrolitto, Direttore Generale Campus Bio-Medico, Roma e di Giovanni Scanagatta, Docente di Politica economica e monetaria, Università “Sapienza” Roma, riflessione che condivido con i lettori di questo blog.
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La caduta del muro di Berlino nel 1989 e la successiva implosione dell’Unione Sovietica nel 1991 avevano portato a pensare che il modello vincente era uno solo: quello della democrazia di mercato con un nuovo ordine mondiale. Ciò non è avvenuto è si è aperto invece una nuova epoca di disordine mondiale, con la guerra mondiale a pezzi di cui parla Papa Francesco.
Il politologo americano Huntington, ha pubblicato nel 1993 un interessante articolo intitolato Lo scontro delle civiltà in cui sosteneva che i prossimi conflitti si sarebbero sviluppati tra grandi aree omogenee dal punto di vista della cultura e della civiltà: l’ebraico-cristiana, l’islamica e la confuciana. Per Huntington il crollo della maggior parte dei regimi totalitari era avvenuto a causa del progresso scientifico e tecnico e dello sviluppo economico e del cattolicesimo.
La chiave di lettura di Huntington ci sembra interessante, anche alla luce dell’attuale contrapposizione tra democrazia e nuovi imperialismi. Pensiamo alla Cina e alla Russia.
Riteniamo che il ruolo delle religioni nel definire un nuovo ordine mondiale sia molto importante perché esse contengono intrinsecamente differenti modelli culturali e per il carattere globale che sempre hanno avuto le religioni, al di sopra del modello dello Stato-Nazione.
Noi cristiani dovremmo pertanto avere in mente un nuovo ordine mondiale basato, nell’era della globalizzazione, non solo sulle radici cristiane dell’Europa, ma sulle radici cristiane in tutto il mondo, ricalcando in sostanza, la “visione cristiana del mondo”, secondo il pensiero di Romano Guardini e della sua grande eredità morale.
Ci riferiamo naturalmente ai cristiani per cultura, perché il cristiani per fede non sarebbero sufficienti, date le attuali tendenze dei praticanti. In questo scenario, possiamo immaginare rientrino, accanto all’Europa, l’Africa per circa la metà della sua popolazione, l’America Latina, gli Stati Uniti d’America e la Russia. Supponendo nel 2050 la stessa distribuzione delle religioni che abbiamo attualmente a livello mondiale, i popoli con radici cristiane per cultura inciderebbero per il 33%, con una maggioranza relativa in grado di assicurare la costruzione di un nuovo ordine mondiale basato sullo sviluppo integrale dell’uomo, sulla solidarietà, sulla sussidiarietà, sulla creatività, sul bene comune, che sono i grandi valori universali della Dottrina Sociale della Chiesa e degli uomini di buona volontà.
Si tratta di una prospettiva di un nuovo ordine mondiale in cui l’Europa dovrebbe porsi da guida, la minoranza creativa di cui parla Benedetto XVI, consentendole di non uscire dalle grandi traiettorie della storia.
Rispetto a tale scenario, siamo convinti che la Chiesa Cattolica dovrebbe puntare molto sull’unità culturale dei cristiani e non solo sul dialogo interreligioso.