Scienza e tecnologia, anche per il dopo-virus

Tecnologia e scienza possono essere le carte vincenti contro il virus e potranno essere al centro anche della seconda fase, quella della ripresa, graduale, ma che tutti si augurano più vicina possibile. Le notizie che giorno dopo giorno si affollano sui giornali e in televisione sembrano non permettere di pensare ad altro di fronte alla drammatica vastità delle conseguenze dell’epidemia portata dalla Cina.
Ma dobbiamo restare aggrappati alla speranza, dal profilo personale e sociale per non disperdere le basi di quella fiducia nel prossimo e nel futuro che costituisce un elemento indispensabile di ogni crescita economica.
Il nostro domani non dovrà essere solo il chiudersi in casa, lo sbarrare le frontiere, il vedere nell’altro un potenziale nemico.
E allora guardiamo al fatto che tra tante devastazioni si potranno ricavare anche elementi positivi, innanzitutto per la solidarietà e la partecipazione dopo i grandi esempi di questi giorni. Ma anche grazie alla ricerca e alle tecnologie, che potranno aiutarci a costruire un domani di crescita del benessere collettivo.


Guardiamo per esempio all’alleanza della scienza. Ci sono laboratori pubblici e privati in tutto il mondo che stanno lavorando scambiandosi dati, ricerche e risultati per mettere in campo nuove terapie vincenti, per mettere a punto un vaccino, per migliorare i sistemi di diagnosi e di cura. E’ una corsa contro il tempo che, salvo qualche eccezione, va oltre le frontiere e che vede utilizzati anche i più moderni sistemi di elaborazione dati attraverso l’intelligenza artificiale. Un progresso che potrà aiutare ad affrontare anche altre problematiche sanitarie.
Sempre su questo fronte ci sono i progressi della telemedicina. Alcuni ospedali hanno ridotto i tempi di degenza e ampliato l’offerta mandando a casa i pazienti dopo la fase più acuta e continuando a tenerli sotto controllo nei parametri vitali. Fondamentali in questa prospettiva sono le tecnologie chiamate “internet delle cose” attraverso i collegamenti che scambiano automaticamente i dati e che intervengono in caso di allarme.
Un altro cambiamento che in questo momento deriva dallo stato di necessità di limitare al massimo i viaggi e gli incontri salvaguardando l’attività economica. E’ lo smart working, il lavoro agile, cioè tutte quelle tecnologie che permettono di continuare a lavorare, soprattutto nel settore dei servizi e della pubblica amministrazione, senza recarsi sul tradizionale posto di lavoro. Con lo smartphone e il computer si possono fare riunioni a distanza, teleconferenze, lezioni virtuali. Grazie all’identità digitale si possono firmare contratti, fare operazioni bancarie, stipulare assicurazioni.
In prospettiva, proprio grazie alla tecnologia, non si tratta solo di lavorare da casa facendo le stesse cose che si fanno in ufficio, come sta in gran parte avvenendo ora in situazione di emergenza, ma di rendere più efficiente l’organizzazione del lavoro con la sfida di aumentare nello stesso tempo la produttività e la soddisfazione del lavoratore. Che può dedicare alla famiglia o agli hobby, il tempo, spesso tanto, utilizzato per gli spostamenti.
E peraltro si può parlare di smart working anche all’interno delle imprese industriali con la gestione a distanza dei processi di produzione grazie all’automazione, alla robotica, anche qui all’intelligenza artificiale. Così come nelle scuole e nelle università si stanno sperimentando forme di insegnamento interattivo e in teleconferenza che potranno essere utilizzate in futuro per impostare progetti di formazione permanente su vasta scala, iniziative particolarmente importanti in un mondo in rapida trasformazione.
Scienza e tecnologia al servizio delle persone e delle comunità possono così aprire nuovi orizzonti anche nella vita quotidiana. Qualcosa che ci può far sperare in un mondo più smart, più agile, più sereno, magari anche più giusto.