In ricordo di Michael Novak

La figura del grande teologo americano Michael Novak (morto venerdì 17 febbraio a Washington all’età di 83 anni) è stata tratteggiata con molta chiarezza da Flavio Felice sul Sole 24 Ore di domenica 19 febbraio. Qui vorrei solo ricordare come Novak all’inizio degli anni Duemila collaborò con molti articoli al Sole 24 Ore. Le sue posizioni sul fronte economico miravano a dimostrare come non vi fosse antagonismo tra capitalismo e Vangelo, ma il capitalismo doveva essere il sistema in cui i valori dell’umanità e della solidarietà venissero esaltati. Sul fronte politico difendeva a spada tratta le scelte di politica estera e di intervento armato degli Stati Uniti.
Vorrei riproporre uno dei suoi più forti interventi. E’ del 14 ottobre del 2003. L’avevamo chiesto per le pagine speciali dedicate ai 25 anni di pontificato di Papa Giovanni Paolo II. Un intervento chiaro ed appassionato che riletto oggi è una grande pagina di storia. Eccolo.
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di Michael Novak

Beati noi! Viviamo durante il regno d’uno dei più grandi Papi della storia – certamente della storia moderna.
Il 16 ottobre 1978, quando il cardinale Ruffini disse alla folla di San Pietro – Habemus Papam Carolum…-, tutti si erano guardati perplessi, perchè pochi sapevano qualcosa riguardo “il polacco”. Nel 1978, il potere sovietico sembrava avanzare ovunque, in Angola, Nicaragua e Afghanistan. Con Jimmy Carter, la leadership americana sembrava inesperta, ingenua, debole, persino disfattista. Molti pensavano che il pericolo di una catastrofe nucleare stesse raggiungendo il suo culmine.


In queste circostanze infauste, Papa Giovanni Paolo II ha dedicato il suo pontificato, operativamente, a riunire i “rami gemelli” dell’Europa, l’Est e l’Ovest. Questo, in effetti, significava far cadere il Muro di Berlino. Chi, nel 1978, avrebbe pensato che un simile obiettivo sarebbe stato raggiunto in questo secolo?
Se qualcuno avesse detto che il comunismo sarebbe decaduto entro dodici anni dalla prima messa di Wojtyla come Papa; che la Polonia sarebbe stata libera; che la Russia (privata dell’impero) avrebbe lottato per sopravvivere sotto la democrazia e la libertà religiosa; che altri “miracoli” geopolitici sarebbero diventati eventi quotidiani; quella persona, nell’ottobre del 1978, sarebbe stata presa per pazza.
Non sottovalutate i fatti eccezionali che derivano da questo Papa, il cui intero pontificato è stato raccomandato a Maria, quella costante presenza meditabonda del XX secolo, la sua favorita “Madonna Nera”, patrona dei deboli in ore di crisi civile.
Molti pensano che Papa Giovanni Paolo II sia, per grazia di Dio, uno dei dieci o quindici Papi più grandi della storia, certamente uno dei più grandi della storia moderna. Costoro avanzano quattro prove a sostegno di questa affermazione:
– la trasformazione politica dell’Est/Ovest, alla quale il Papa si era dedicato sin dall’inizio;
– l’elevata qualità intellettuale di tutti i suoi scritti pontifici, in particolare Redemptoris Missio, Centesimus Annus, Veritatis Splendor e Fides et ratio;
– il completamento del Vaticano II attraverso lo storico (e popolare) Catechismo;
– il ripristino di una disciplina più rigida nella Chiesa successiva al Vaticano II.
Papa Giovanni Paolo II ha completato il lavoro intrapreso da Papa Giovanni XXIII e Papa Paolo VI.
La vita dello spirito umano, così drammatica e velata, è quasi sempre trascurata da scienziati empirici e da commentatori pragmatici; lo è ancora di più la vita vissuta nella grazia, la vita di Dio tra gli uomini. Forse questo spiega il motivo per cui, nel secolo XX, delle visioni puramente laiche del futuro (la durata del Terzo Reich, il trionfo del Socialismo e così via) siano state spazzate via da correnti più profonde.
Sin dalla sua tesi sulla buia notte dell’anima, Karol Wojtyla ha incentrato il proprio studio sulla vita dello spirito umano; anche nel suo ultimo lavoro su Max Scheler, nella sua magnum opus, completata a Cracovia, Persona e atto e per tutto il suo pontificato.
Papa Giovanni Paolo II sottolinea, molto più della maggior parte dei pensatori cristiani, il fatto che nel mondo la grazia si trovi già in natura; le due non possono essere separate tanto facilmente come nell’immagine convenzionale di un edificio a due piani: . In ogni istante, la luce di Dio brilla davanti a tutti i cuori umani, che necessariamente devono lasciarla fuori o farla entrare. Siamo circondati dalla grazia, la grazia è dentro di noi. Per allontanarla, per farla uscire da noi, dobbiamo resistere fermamente, cosa che accade in tutte le banalità che facciamo.
In questo, il punto di vista di Papa Giovanni Paolo II è simile a quello del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar. Questa straordinaria (antica, ma al tempo stesso nuova) visione della natura e della grazia compare per la prima volta nei documenti presentati dal giovane vescovo Wojtyla alla commissione preparatoria del Vaticano II, in particolare nelle sue riflessioni sulla comunione e sulla persona. Poco tempo dopo che Wojtyla divenne Papa, è stato pubblicato un libro di documenti scritti da lui, a cui venne dato il titolo Segno di contraddizione. La “contraddizione” è un tema costante di questo Papa. Mentre nelle nostre nature è insito Dio, le nostre volontà resistono ostinatamente a Lui. Il mondo ama i propri peccati molto più di quanto non ami il proprio divino Amatore. Dio viene a noi per contraddire il nostro egoismo.
Una visione come questa aiuta a preparare un cristiano ad affrontare l’opposizione, innanzi tutto da se stesso; gli insegna il coraggio. , è uno dei consigli preferiti di Papa Giovanni Paolo II. Si accompagna spesso a: , un consiglio che egli ha sottolineato in Canada, a Downsview, l’anno scorso.
Giovanni Paolo II si è fatto molti nemici e ha sollevato ondate di fastidiose critiche. Molti tra quelli che non lo amano appartengono alla Chiesa, in particolare quei “progressisti” (un termine che deriva dai codici stenografati del Vaticano II) che oggi sono i meno critici e i più inclini a voler conservare il (recente) passato. Molti hanno considerato troppo “occidentale” questo abbraccio del Papa verso attuabili istituzioni di libertà (economiche, politiche e culturali). Con “occidentale”, si è voluto intendere inconsueto, pericoloso, forse anche decadente.
Non c’è dubbio che il Vaticano II sia il Concilio più erroneamente interpretato della storia ecclesiastica. Molte menti tendenziose hanno accolto soltanto ciò che esso portava di nuovo (o che sembrava nuovo), estrapolando questi elementi dal contesto, ignorando al tempo stesso l’enorme massa di documenti del Concilio, molti dei quali tradizionali (proprio come si spererebbe che fossero). Dovrebbe esserci un nome per questa eresia. Propongo “Neodossia”, un amore acritico e irrazionale per il nuovo.
Papa Giovanni Paolo II ha combattuto strenuamente la Neodossia e molti non lo perdoneranno per questo. Hanno trasformato la dottrina cattolica in un recinto, una buca di sabbia per bambini, gettando le cose in giro come avevano voglia di fare.
Papa Giovanni Paolo II è un uomo serio. Non è intimorito dai progressisti, che hanno fatto dell’intimidazione fastidiosa, in collusione con i mass media, la loro arma preferita. Nel rapporto con i mass media il Papa è abile quanto loro, se non di più.
Mentre altri ecclesiastici del nostro tempo, cattolici e non, non sopportano di essere messi in imbarazzo dai mass media, sentendo venir meno il loro coraggio, Giovanni Paolo II non indietreggia e, sorridente, tiene duro. Papa Giovanni Paolo II non retrocede davanti a un battaglia. Dice le cose più severe al pubblico più severo. Il suo trasparente coraggio intellettuale è probabilmente la sua caratteristica più ammirevole. Confida pienamente in Dio, piuttosto che in se stesso, e lo dimostra.
In America si è verificata un’ondata di eminenti conversioni al cattolicesimo romano e molti danno una dimostrazione della loro ammirazione per la rocciosa testimonianza di questo Papa. La fiera integrità di quest’uomo, rivelata dal profilo e persino dai lineamenti del suo volto, è l’esatto simbolo di una Chiesa che pretende di essere, indegnamente, l’habitat umano della verità che Dio ha portato in terra. Risoluto, pronto a sorridere e a comunicare affetto, ironia e sofferenza, il viso di questo Papa è un “viso buono”. É il viso di un uomo molto umano, il viso (come dice, con sentita approvazione, un mio amico americano ebreo) di un mensch.
Di solito, i battisti e altri gruppi evangelici in America si definiscono come un’opposizione ancestrale al cattolicesimo e in particolare al “papismo”. Tuttavia, la maggior parte dei miei amici evangelici ammirano questo Papa. Vorrebbero che molti più leader religiosi, compresi se stessi, fossero decisi, e in un modo così intelligente, quanto lui. Non intendono accettare il pontificato, naturalmente. Uno di loro, un leader dei battisti del Sud, mi ha detto, tempo fa, della sua ammirazione per questo Papa: Penso che volesse dire che, se si deve avere un Papa, questo è il modo in cui dovrebbe essere.
Il nuovo Catechismo, che è stato un bestseller in tutto il mondo, tramanderà il nome di Papa Giovanni Paolo II a molte generazioni future. La sua stessa stesura reca l’impronta del Vaticano II; era una pratica della collegialità episcopale. É stato proposto da un vescovo americano (il cardinale Law di Boston), redatto e corretto in collaborazione con tutti i vescovi del mondo e tradotto in molte lingue quasi simultaneamente.
La fonte più citata dal Catechismo (insieme alla Sacra Scrittura) è di gran lunga il Vaticano II. Questo Catechismo è il Catechismo del Vaticano II, il suo completamento, il suo trionfo, in una presentazione e in un linguaggio poetici, semplici e accessibili. Il testo inglese è di una vera e propria bellezza; tutte le versioni hanno la stessa struttura elegante, la struttura di una preghiera giornaliera.
Inoltre, le due indicazioni sulla libertà cristiana, scritte dal cardinale Ratzinger ma approvate direttamente dal Papa, verranno citate probabilmente per generazioni.
Nessun documento pontificio sulla libertà è profondo, esauriente e abile quanto la Veritas Splendor nel descrivere le minacce alla coscienza moderna, dalla fenomenologia al pragmatismo, da Kierkegaard e Husserl a Rorty.
Inoltre, la Centesimus Annus non è soltanto un memoriale di valore dell’illustre precedente Rerum Novarum, ma è anche più profonda nella sua intensità intellettuale e più universale nella sua portata empirica. Naturalmente, Leone XIII aveva il vantaggio di un centinaio di anni di esperienza storica e di riflessione filosofica critica. Potè studiare in retrospettiva un secolo pieno di esperimenti sociali, dei quali molti furono disastrosi e pochi proficui.
In realtà Giovanni Paolo II non ha rivali tra i Papi moderni, eccetto forse Leone XIII, per la profondità e la varietà dei suoi scritti pontifici. Nessuno è stato mai così informato sulle moderne correnti filosofiche, nonché sul Tomismo. Nessuno ha mai raggiunto la fama di professionista nei circoli filosofici, prima di essere chiamato al pontificato.
In breve, un Papa formidabile. Per chi lo conosce da vicino, un buon amico. Per le centinaia di milioni, anche miliardi, di persone, un uomo coraggioso, devoto, attraverso il quale Dio sembra fare grandi cose.
Alcuni anni fa, quando rappresentai gli Stati Uniti alla Commissione delle Nazioni unite per i diritti umani, un delegato dell’India mi disse quanto fosse sorprendente per lui, un Hindu, vedere il Papa dire devotamente la messa in mezzo a folle attente di centinaia di migliaia di persone, in quello che egli aveva sempre pensato essere il “secolare” Occidente, in Paese dopo Paese, in regione dopo regione, in continente dopo continente. . Lo disse con soggezione e rispetto.
É semplice rispettare, anche amare questo Papa.
Ma il punto sta nel dirigere il nostro amore a Dio, che ci ha portato questo Papa in un momento di bisogno,
14 ottobre 2003