Il mio ultimo intervento ha suscitato molti apprezzamenti e ancora più critiche. Apprezzamenti per le puntualizzazioni sui contributi a cui sono già soggette le pensioni più elevate, critiche, più che giustificate, da non pochi “esodati” che hanno voluto sottolineare come il problema non sia stato che in parte risolto dai vari provvedimenti di salvaguardia che si sono succeduti e quindi esistano ancora molte migliaia di persone in questa situazione. Non ho difficoltà a correggere quanto scritto, con eccessiva sintesi, nel mio precedente intervento: il problema degli esodati esiste ancora e per ciascuno di loro è una drammatica realtà trovandosi privi di redditi, di lavoro e soprattutto di prospettive a livello economico e sociale.
Quello che tuttavia volevo sottolineare nel mio intervento era soprattutto la necessità di una politica sociale che, a fianco delle indispensabili esigenze economiche, tenga conto anche della necessità di politiche attive per l’occupazione anche per chi è vicino alla pensione e magari ha visto allontanarsi questa scadenza per le riforme attuate.
Riforme che peraltro hanno reso ancora più complicato distinguere, come andrebbe fatto, tra previdenza (finanziata dai contributi di lavoratori e imprese) e assistenza (finanziata dalla fiscalità generale). In molte dichiarazioni di politici e uomini di governo la pensione, pagata dai contributi, viene invece vista come un’elargizione (del tipo: “chi ha una pensione alta può vivere benissimo con mille euro in meno al mese….”).
PS: le critiche sono utili e gradite, le offese e i giudizi pesanti screditano solo chi li fa.