E’ bastata una domanda (imprecisa) al ministro del Lavoro Giuliano Poletti per scatenare una tempesta in un bicchiere d’acqua. La domanda era nell’intervista di Enrico Marro al ministro pubblicata sul Corriere della Sera di domenica: ” Ministro, lei è favorevole o contrario a un contributo di solidarietà sulle pensioni alte?” La domanda era come minimo imprecisa perchè il contributo “di solidarietà” esiste già ed è stato introdotto con l’ultima legge di stabilità. E questo nonostante che un precedente intervento di questo tipo, varato a suo tempo dal Governo Monti, fosse stato bocciato e quindi annullato dalla Corte costituzionale per il suo carattere discriminatorio. Ma di questi fatti la domanda del giornalista e la risposta del ministro non sembrano tener conto tanto che l’argomento ha avuto il risalto del titolo in prima pagina e ha dato fiato alle polemiche che si sono susseguite su tutti i giornali. Se mi posso permettere la domanda corretta avrebbe dovuto essere: “Ministro, Lei è favorevole a rendere permanente e magari anche più pesante oppure ad estendere l’attuale contributo di solidarietà sulle pensioni più alte?”
Allo stesso modo non si tiene conto del fatto che in senso stretto il problema degli esodati, nato con la riforma Fornero, non esiste praticamente più: sono trascorsi quasi tre anni e coloro che avevano visto procrastinare la loro finestra di uscita l’hanno in gran parte ormai raggiunta. A meno che non si parli di esodati per indicare coloro che perdono o perderanno il lavoro in un’età prossima alla pensione, ma allora per chiarezza bisognerebbe usare un altro termine: per esempio, “disoccupati diversamente giovani”, oppure elegantemente “over 60”.