La popolazione mondiale ha superato quota sette miliardi e si auspicano nuovi piani di controllo delle nascite. Se non sbaglio fu l’inglese Malthus all’inizio dell’Ottocento a lanciare il primo allarme sulla crescita della popolazione. A quanto pare questo appello è ancora attuale.
Giorgio Zeri
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Caro Zeri, Thomas Robert Malthus pubblicò il suo famoso libro “Saggio sui principi della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società” nel 1798, un libro in cui, partendo dall’ipotesi che la crescita della popolazione avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili, sosteneva che si sarebbe registrata una diminuzione della disponibilità dei beni essenziali e un progressivo impoverimento della società. Il progresso della ricerca scientifica ha rapidamente smentito nei fatti le teorie di Malthus nel senso che l’incremento della produttività dei terreni è stato decisamente superiore ai tassi di incremento demografico. Ma le teorie malthusiane hanno preso piede più per motivi ideologici che scientifici, soprattutto perché hanno trovato terreno fertile nel clima di anticlericalismo dell’Ottocento dato che offrivano (ed offrono) argomenti di polemica verso i principi della Chiesa cattolica. Magari sorvolando sul fatto che la soluzione principale prospettata da Malthus doveva essere la castità.
La storia ha comunque dimostrato molto bene che la crescita economica ha come effetto una progressiva (ed anche eccessiva) limitazione delle nascite e non viceversa. Il calo della crescita demografica non è una causa, ma un risultato del benessere e di una migliore condizione di vita. E infatti abbiamo continenti come l’Europa, e soprattutto Paesi come l’Italia, che hanno il problema opposto. La diminuzione delle nascite, e quindi delle giovani generazioni, che si unisce all’allungamento (certamente positivo) della speranza di vita, hanno portato alla flessione dei consumi da una parte e all’aumento della spesa previdenziale e sanitaria dall’altra: due elementi che non aiutano certo l’uscita dall’attuale crisi economica.
Nel mondo attuale esiste quindi un problema demografico, ma ha due aspetti esattamente opposti. Nei paesi occidentali è il calo delle nascite a mettere a rischio a medio termine l’equilibrio sociale, mentre nel paesi che si definivano del Terzo mondo c’è certamente ancora bisogno di un rallentamento della crescita demografica, ma lo si potrà ottenere aiutando lo sviluppo e la crescita di queste popolazioni. Senza escludere campagne per una maternità e paternità responsabile, ma rispettando la dignità e la libertà delle persone. L'esatto contrario di quanto avviene in Cina tanto che il Parlamento europeo ha condannato nei giorni scorsi la politica degli aborti forzati considerandola, giustamente, contraria ai diritti umani
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lettera (e risposta) pubblicate Sul Sole 24 Ore del 10 luglio 2012