Per chi abbia seguito nelle ultime settimane qualche convegno, dibattito o tavola rotonda sulla crisi finanziaria globale si sarà sicuramente imbattuto in una definizione talmente rituale che è ormai diventata un luogo comune: l’ideogramma cinese formato da due elementi, da una parte il pericolo, dall’altra l’opportunità. Eppure, anche se ormai questa immagine può sembrare candidata a vincere l’Oscar della banalità resta comunque il fatto che è tremendamente vera. Soprattutto dal punto di vista delle imprese vi sono molti elementi che possono aprire inedite prospettive di crescita a quelle realtà che sapranno approfittare delle nuove condizioni di mercato.
Perché quello che è altrettanto certo è che il nuovo mondo dell’economia sarà sostanzialmente diverso, soprattutto perché più complesso e competitivo, di quello precedente e nell’ambito delle strategie per affrontare la crisi, accanto ai grandi temi delle regole, della politica, della gestione degli strumenti monetari va messa in primo piano una dimensione altrettanto fondamentale come quella delle strategie aziendali. Perché le imprese si trovano a dover fare i conti con un cambiamento strutturale dei mercati, con una maggiore selezione degli acquisti, con un’accresciuta attenzione dei consumatori, con una minore disponibilità della leva finanziaria. E inoltre con l’aprirsi di nuove opportunità di acquisizioni anche per la possibilità di spuntare condizioni finanziarie particolarmente favorevoli sul fronte dei tassi di interesse.
Le imprese forti hanno sicuramente attraversato altre crisi. Pur se con effetti e forze diverse, le crisi sono infatti una costante della storia economica. Lo ricorda Roberto Pozza, consulente d’impresa, nel suo libro “Competitività in azienda” in cui si ripercorrono e si attualizzano le idee di un guru della conoscenza come Edward de Bono. “Il progresso – scrive Pozza – è fatto di rotture, di passaggi spesso traumatici: occorre la disponibilità ad accogliere il nuovo con spirito costruttivo e, ancora di più, la capacità di determinarlo. Essere creativi è una necessità e un dovere e la creatività è senza dubbio la prossima carta da giocare”.
Quando si parla di creatività in azienda il pensiero economico corre naturalmente alla “distruzione creativa” di schumpeteriana memoria che rischia anch’essa di diventare un banale luogo comune. Ma la creatività va perseguita all’interno delle aziende coinvolgendo tutti i settori con percorsi paralleli a quelli dell’innovazione, che presuppone l’attività di ricerca, e a quelli altrettanto necessari dell’invenzione, che nasce invece dall’intuizione. Eppure solo guardando alla creatività come ad una dimensione ordinaria, anzi naturale ed indispensabile, dell’attività imprenditoriale si può cercare di individuare non tanto una soluzione, quanto un percorso per sfruttare le onde del mare in tempesta. L’imprenditore è come un surfista che può trovare il massimo vantaggio quando le onde sono più alte, ma quindi anche i pericoli sono maggiori.
Roberto Pozza – Creatività in azienda – Ed.Il Sole 24 Ore, pagg. 172, € 22
Pubblicato il 16 luglio sul Sole 24 Ore