Un’umanità dispersa nella guerra. È passato un anno. Un’occasione che ha fatto scorrere fiumi di parole, di analisi, di commenti su di una guerra tanto assurda, quanto rischiosa per le stesse sorti dell’umanità. Se è vero che la ragione e la verità non stanno mai da una parte sola, è altrettanto vero che di fronte alla morte e alla distruzione dovrebbe tornare in primo piano l’umanità, nel senso complessivo di rispetto per i valori profondi di ogni persona, ma anche nella prospettiva del valore irrepetibile di ogni singolo uomo.
E nella guerra scatenata dalla Russia nelle campagne dell’Ucraina l’umanità sembra non trovare più posto sconfitta dalla politica, dal potere, dalle logiche di una vittoria di una parte, che sembra sempre più potersi tradurre in una duplice sconfitta.
Guardare alla realtà della guerra vuol dire rimettere in primo piano le persone: le tante vittime, i milioni di profughi, la distruzione delle case e delle famiglie. E’ allora non dovrebbe essere che una cronaca di un immenso dramma, con uno sguardo appassionato e compassionevole come quello che Filippo Poletti ha realizzato nel suo ultimo libro “Ucraina: grammatica dell’inferno” (Ed. Lupetti, pagg. 236, € 24,90) www.lupetti.com www.ucrainaguerra.it
Poletti, top voice di Linkedin, esperto di formazione e comunicazione, ha così raccolto i racconti di guerra insieme alle testimonianze molto significative e toccanti di alcune donne accolte a Milano dalla fondazione Progetto Arca onlus e dall’Accademia ucraina del balletto. Come scrive nella premessa Andrii Kartysh, console generale d’Ucraina a Milano, “migliaia di bambini, soli, accompagnati da amici di famiglia o da un singolo genitore, hanno dovuto lasciare il Paese, cercando rifugio lontano dall’epicentro della guerra. La loro accoglienza nel Nord Italia, e in particolare a Milano, è stata esemplare. In generale la solidarietà e l’umanità dimostrata dagli italiani ci ha sorpreso.”
Una solidarietà che si è espressa in molti modi: non solo nell’accoglienza, ma anche negli aiuti umanitari, nel supporto logistico, nell’assistenza sanitaria. E il console conclude: “Restaureremo la pace e, con essa, la fede nell’umanità”.
È questa fede nell’umanità che ha spinto Progetto Arca, impegnato quotidiana a senza tetto a Milano, a portare tra l’altro la propria azione ai confini tra Ucraina e Romania allestendo mense da campo per le migliaia di sfollati. È questa fede nell’umanità che ha spinto la Fondazione Fiera di Milano a mettere a disposizione tutte le sue competenze per sostenere la realizzazione di centri di accoglienza alla Fiera di Varsavia e inviando tir cariche di generi alimentari, farmaci e giocattoli.
Come scrive nell’introduzione Filippo Poletti: “Come è giusto che sia la cronaca si è concentrata sul racconto in terra ucraina e sul dolore di chi, prima del sorgere del sole in un giorno d’inverno, ha visto stravolgere la propria vita e, in tanti casi, cancellarla dalla faccia della terra”.
Storie di guerra, per non dimenticare. Messaggi da un Paese distrutto. Nella speranza che l’umanità possa sopravvivere e risorgere in tutte le sue dimensioni. Una fiammella che anche dall’Italia si può continua a tenere accesa. Per salvare un’umanità dispersa nella guerra.