Si comincia dal cibo, anche perché nella saggezza popolare l’avanzare il pane e lasciare gli avanzi nel piatto veniva considerato un’offesa ai poveri, ma si procede sulla strada di una filosofia di vita in cui non si contesta tanto la società dei consumi, quanto i comportamenti dominati dalla piattezza e dalla banalità. Non sprecare è il viaggio di Antonio Galdo, tra quelli che vengono chiamati "i pionieri di un nuovo stile di vita". Un taccuino fitto di appunti dopo una serie di incontri tra semplici persone e grandi personalità che non hanno rinunciato a mettere un po’ d’anima nel loro agire quotidiano.
Da questo mosaico di esperienze contro la banalizzazione delle scelte quotidiane emerge come sia importante riscoprire le categorie del bello e del buono, della cordialità e dell’accoglienza, del rispetto e della gratuità. Non in contrasto o in opposizione con la civiltà industriale, ma proprio per la possibilità che la ricchezza prodotta dal sistema dell’economia di mercato possa essere redistribuita non solo secondo il merito, ma anche secondo i bisogni, come dicevano prima San Paolo e poi Karl Marx.
E allora lo spreco del cibo può essere sfruttato a fin di bene con iniziative come i Last minute market o il Banco alimentare, che hanno creato in molte città italiane una rete di distribuzione alternativa destinata alle persone e alle famiglie povere e disagiate. E allo stesso modo lo sfruttamento delle risorse naturali può diventare "sostenibile" con la ricerca di un impiego intelligente delle energie alternative.
La logica del non sprecare acquista tuttavia significati ancor più profondi e importanti quando si riflette sulle esperienze di chi s’impegna per difendere la vita ricordando come la legge 194 non sia applicata nella sua parte più ambiziosa, quella della prevenzione con i consultori «ridotti spesso a sportelli automatici per l’aborto».
E in una società in cui il mito del corpo, della salute, della bellezza diventa un paradigma d’impegno quotidiano si può paradossalmente scoprire come dilaghino le droghe, il fumo, l’alcol, che lentamente, ma inesorabilmente distruggono l’identità delle persone.
La lotta contro lo spreco diventa allora un impegno non solo per difendere, ma per valorizzare l’originalità di ogni persona, per rimarcare il fatto che la coscienza individuale può diventare responsabilità collettiva, per combattere contro «l’egoismo, l’indifferenza, il narcisismo, che ha sostituito il culto del bello».
Molto più d’un libro d’economia, questo di Antonio Galdo, perché vi si trova insieme un manuale di vita quotidiana e una riflessione profonda sul valore della persona. E la persona, con le sue scelte, i suoi valori, le sue passioni, non può che restare al centro di una dimensione economica in cui invece spesso si pongono sul piedistallo altri idoli: con il denaro in prima fila.
Pubblicato sul Sole 24 Ore del 13 novembre 2008