Ho seguito con grande interesse le spiegazioni che puntualmente "Il Sole 24 Ore" ha dato sul nuovo provvedimento che consente ai giovani sotto i 35 anni di aprire una società con procedure semplificate e con solo un euro di capitale. Giustamente avete fatto notare che comunque che per avviare una qualunque impresa un euro non basta certo e c'è bisogno di altro capitale iniziale di fonte propria o attraverso non facili prestiti bancari. Vi sono in fondo molte ragioni per credere che iniziative di questo tipo servano a ben poco di fronte al problema della disoccupazione giovanile.
Danilo Berti
Brescia
_________
Gentile Danilo, molte lettere negli ultimi giorni hanno toccato con toni critici il tema dei iniziative per i giovani. I dati sono altrettanto chiari quanto allarmanti: negli ultimi cinque anni i giovani occupati tra i 15 e i 34 anni sono diminuiti di un milione e mezzo di unità, mentre la disoccupazione tra i 15 e i 24 anni ha superato quest'anno quota 33%. Di fronte a questi dati qualunque iniziativa, compresa la società semplificata, va considerata in maniera positiva e degna di attenzione. Certo non servirà a risolvere tutti i problemi, ma nella realtà attuale il posto di lavoro è spesso da costruire più che da "trovare". Tenendo conto che le soglie d'ingresso per iniziare una nuova attività con le nuove tecnologie sono comunque in molti casi notevolmente più basse del passato. Ridurre il più possibile gli oneri non direttamente connessi all'attività di impresa appare quindi un obiettivo ampiamente da condividere, anche se non è certo una bacchetta magica.
Vi sono tuttavia due elementi su cui merita riflettere. In primo luogo l'esigenza di semplificare non deve fermarsi alle società "giovanili": è tutto il sistema delle imprese che ha bisogno di un vigoroso taglio degli oneri, delle autorizzazioni, degli adempimenti burocratico-amministrativi. In secondo luogo se è vero che i giovani devono avere il massimo di attenzione, è altrettanto vero che anche gli "anziani" devono essere considerati una risorsa da valorizzare. Gli over 50 che vogliono mettersi in proprio, anche perché hanno perso il proprio posto, hanno dalla loro non solo una grande motivazione, ma anche esperienza e professionalità che possono diventare nuova imprenditorialità se non si frappongono troppi ostacoli. L'alternativa spesso è il lavoro in nero, con conseguente evasione fiscale, senza avere come prospettiva la possibilità di creare nuovi posti di lavoro. Si potrebbe dire quindi che va benissimo la srl semplificata per i giovani: se fosse per tutti sarebbe ancora meglio.
.-.-
Lettera (e risposta) pubblicate sul Sole 24 Ore del 4 settembre 2012