Un ricordo di Alfredo Ambrosetti. Fiero del suo passato, con l’eterna volontà di guardare avanti, di costruire una società aperta, fondata sul merito, sulla passione, sulla visione condivisa. La scomparsa di Alfredo Ambrosetti ha destato commozione e partecipazioni tra quanti hanno potuto conoscere un grande varesino, una tra le più note personalità del mondo economico italiano in questo dopoguerra.
E’ stata l’occasione per ricordare i momenti più importanti di una vita vissuta sempre da protagonista e che richiederebbe una grande enciclopedia per essere tutta raccontata. Da impiegato alla Edison a consulente aziendale, da fondatore e animatore del Forum di Villa d’Este a tessitore di dialogo a tutti i livelli, da appassionato di sport (con l’iniziativa del “Campionissimi”) a silenzioso benefattore della comunità varesina.
Ci sono alcuni elementi che, al di là della retorica, meritano di essere ricordarti come valori di fondo emersi nei 94 anni della sua vita. In un elenco del tutto soggettivo e arbitrario.
1) La forza delle relazioni. La vita di Alfredo Ambrosetti è stata tutta un intreccio di rapporti, incontri, dialoghi. Un po’ per il carattere, aperto e teso alla positività, un po’ per la convinzione che dagli altri c’è sempre qualcosa da imparare in quella logica di formazione permanente che ha ispirato prima la sua vita e poi le sue iniziative. Gli stessi eventi di Villa d’Este, che lo hanno visto portare annualmente sul lago di Como le più importanti personalità del sistema economico e politico mondiale, hanno avuto successo non solo per le conferenze e le tavole rotonde, ma anche per gli incontri che magari casualmente si potevano verificare a tu per tu nel giardino o nei corridoi, davanti ad una tazza di caffè o nelle cene di gala. In questa prospettiva vanno anche le riunioni via zoom che negli ultimi anni hanno contribuito a far condividere la sua vasta rete di amicizie ad alto livello proseguendo con un spirito nuovo quello che aveva ispirato il meeting di Cernobbio 50 anni fa.
2) Lo spirito liberale. Alfredo Ambrosetti è stato un convinto sostenitore della libertà, in tutti i suoi aspetti, politici ed economici. E nello stesso tempo un grande difensore della memoria storica, anche per aver vissuto in prima persona gli anni della guerra, della caduta del fascismo, della liberazione. E non nascondeva la sua grande amarezza nel veder dimenticato o sottovalutato il ruolo fondamentale degli Stati Uniti per la sconfitta del nazi-fascismo. Negli ultimi tempi non nascondeva la sua ammirazione per il ministro Giancarlo Giorgetti, un po’ per la comune varesinità, ma soprattutto per il suo rigore nel far quadrare i conti, nell’evitare le ingerenze dello Stato, nel sostenere un corretto rapporto tra pubblico e privato.
3) La passione per il merito. Un’economia dinamica e competitiva non può tuttavia che essere basata sulla conoscenza, sulle competenze, sul merito. Ambrosetti, fin dall’inizio della sua carriera, è stato uno scopritore e valorizzatore di talenti: molti alti dirigenti sono stati individuati e scelti grazie alla sua grande capacità di comprendere e interpretare il valore delle persone e la loro capacità di incrociare le opportunità dello scenario esterno e le potenziali strategie dell’impresa.
4) La fede. Ultimo, ma non meno importante, è il senso religioso. Una fede vissuta, ma non ostentata. Tra gli invitati dei suoi incontri settimanali per i partecipanti all’Associazione per il Progresso del Paese non mancavano esponenti della cultura cristiana, come mons. Vincenzo Paglia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita. Lo stesso mons. Paglia, ha celebrato le esequie in San Vittore, esaltando la dimensione profetica in tutti gli aspetti dell’esperienza di Ambrosetti, con una visione aperta e costruttiva e una grande fiducia nelle persone con la certezza della speranza cristiana.
Quella di Alfredo Ambrosetti è stata una vita dedicata alla famiglia, con la grande e attiva partecipazione della moglie Lella (che non perdeva occasione di elogiare), e al sistema politico ed economico che lo ha visto costruttore di ponti e generoso difensore di un progresso fondato sui valori profondi dell’umanità. Un ricordo di Alfredo Ambrosetti