Il Pil rivalutato, la contabilità non è etica

Si è molto parlato negli ultimi giorni della rivalutazione del prodotto interno lordo con l’inserimento anche delle attività illegali come lo spaccio di droga, la prostituzione, il contrabbando. Si è sottolineato, per esempio, come i successi contro la criminalità potrebbero far diminuire il pil e quindi aumentare i problemi finanziari dello Stato. E non è mancato chi ha visto in questa novità un nuovo deprecabile passo indietro verso la perdita di senso etico di un’economia che ha già perso molti valori di fondo. In realtà non si è messa in risalto la vera ragione di fondo di questa novità e cioè il fatto che l’obiettivo di fondo è il rendere il più possibile comparabili i dati dei diversi paesi. Ecco quindi che alcune attività che in Italia sono, giustamente, illegali, in altri Paesi sono non solo lecite, ma anche regolate per legge come è il caso della droga in Olanda o della prostituzione in Germania. Quindi non si tratta di legittimare economicamente azioni illegali, quanti di far sì che il perimetro delle rilevazioni sia lo stesso in tutti i paesi dell’Unione europea. La contabilità non deve necessariamente coincidere con l’etica. Sul pil resta comunque tutt’ora più che valido e significativo il celebre discorso di Robert Kennedy del 18 marzo 1968 all’Università del Kansas, discorso che riporto nella sua parte essenziale:

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Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.