Lettera al Sole 24 Ore
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Caro Fabi, seguo ogni giorno, con sempre maggiore preoccupazione, le vicende dell'Europa, con i politici governativi e non, che si scannano per motivi di bottega e con una visione di brevissimo termine. Unica consolazione è costituita da Mario Draghi che, appunto, non è un politico.
E così mi è tornata alla mente la Batracomiomachia di scolastica memoria, la favola nella quale rane e topi (chiedo scusa a rane e topi per il paragone) lottano fra loro senza preoccuparsi dei granchi che alla fine li massacrano, se ben ricordo.
I poliitici europei si dimostrano incapaci di architettare una politica industriale comune a tutti i Paesi, per favorire nei fatti e non a parole la ripresa dell'economia. Ed allora ritorno alla mia idea fissa: detassare al 50-60% gli utili delle imprese reinvestiti in beni strumentali mobili, dai macchinari agli autocarri, dai mezzi di collaudo all'informatica applicata alle flotte automobilistiche aziendali. Provvedimento, questo, a costo zero perchè a fronte della detassazione dei clienti si avrebbe l'aumento dell'imponibile dei fornitori e, in ogni caso, l'aumento del gettito Iva.
Franco Beroffi Gambarova
Lecco
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Gentile Beroffi Gambarova, la sua lettera è un duplice positivo invito. Il primo è quello a riprendere in mano quel piacevole poemetto di Giacomo Leopardi, i Paralipomeni della Batracomiomachia, che continuando l'antico testo attribuito ad Omero può essere letto come un'evidente metafora delle dispute e delle personalità politiche anche di oggi (per esempio quel Barone Leccafondi "che di profondi / pensieri e di dottrina era un portento / leggi e stati sapea d’entrambi i mondi /e giornali leggea più di dugento"). Il secondo invito è quello a riflettere sull'opportunità di una misura, la detassazione degli utili reinvestiti dalle imprese, già in più riprese e per brevi periodi attuata dai Governi precedenti, l'ultima volta nell'estate 2009 con il cosiddetto decreto Tremonti-ter. In effetti anche il Governo Monti ha adottato una misura con una finalità simile nel decreto salva Italia e cioè uno sgravio dell'Ires per le imprese 1) che aumentano il proprio patrimonio con capitali in denaro; 2) i cui i soci effettuano dei versamenti come apporto capitale senza diritto alla restituzione; 3) che reinvestono gli utili nell'impresa. In linea di principio ogni provvedimento che possa costituire uno sgravio fiscale per le imprese (ma anche per le persone) non può che essere valutato positivamente e ancora più positivi sono quegli interventi che possano aiutare le imprese italiane, particolarmente e pericolosamente dipendenti dal credito bancario, a ricapitalizzarsi. Il problema è che nessuna riforma, nemmeno quello che lei propone è, almeno nell’immediato, “a costo zero”: nella sua ipotesi si detasserebbero infatti anche gli acquisti che le aziende farebbero anche senza agevolazioni. Quindi avanti con i tagli fiscali, ma finanziati da riduzioni della spesa pubblica e da un coraggioso gettito delle dismissioni.
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Pubblicata l'11 settembre 2012 sul Sole 24 Ore