La grande Venezia e il futuro del turismo

Il tema dell’industria turistica in Italia e delle possibilità di migliorare le potenzialità dell’accoglienza è stato oggetto di una delle lettere dei lettori al Sole 24 Ore. In particolare è stato portato in primo piano il tema di Venezia, uno dei richiami fondamentali in Italia e all’estero e giustamente patrimonio dell’umanità. Ma Venezia non è senza problemi: dallo spopolamento della città storica a vantaggio della terraferma, ai finanziamenti necessari per la salvaguardia e le nuove iniziative.
Ma ecco la lettera:
Caro Fabi, mentre ero in vacanza a Caorle in un malaugurato giorno di agosto ho deciso di portare la famiglia in gita a Venezia. Me ne sono profondamente pentito. Code per il posteggio, traghetti cari ed affollati, tentativi per fortuna non riusciti di borseggio, strade piene di turisti, ancora code per i musei e per San Marco. Ho cercato di fare quattro passi fuori dai tradizionali percorsi, ho trovato più tranquillità, qualche scorcio interessante, ma anche rifiuti per strada, case diroccate, poche o nessuna indicazione. La città resta un grande patrimonio e una grande attrattiva, ma mi chiedo se senza una politica turistica più attenta e costruttiva non si rischi di disperdere lentamente anche le ricchezze attuali.
Andrea Berti
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Ed ecco la mia risposta..
Gentile Berti, capita spesso durante la stagione turistica che, quando si prevede un giorno di pioggia, migliaia di persone in vacanza sulla costa adriatica decidano di fare, come lei, una gita a Venezia. Ma anche in giornate normali, e direi durante tutto l’anno, la Serenissima è una meta di visite metà delle quali si risolve in giornata creando i fastidiosi problemi di ingorgo da lei lamentati. Dobbiamo pensare che ormai il numero dei visitatori giornalieri ha raggiunto e forse superato il numero degli abitanti: nel centro storico vi sono ormai poco più di 50mila residenti, meno di un terzo dei 175mila che si contavano nel 1951. Per questo c’è il concreto rischio che Venezia si trasformi in una città-museo, per questo molte abitazioni sono abbandonate anche per gli alti costi di manutenzione, per questo insieme alle particolarità delle vie d’acqua è difficile programmare flussi di traffico equilibrati e soddisfacenti. Si aggiunga il fatto che la politica turistica fatica a trovare essa stessa un coordinamento. L’Azienda di promozione turistica della Provincia è in liquidazione, il Comune di Venezia ha ormai la maggior parte dei suoi abitanti e dei suoi interessi sulla terraferma, il rimpallo delle competenze tra Stato, Regione e Comune è continuo anche per spartirsi i fondi delle leggi speciali.
Ma la speranza può venire dalle mille risorse che Venezia può mettere in campo per restare una città aperta, dinamica e moderna. Lo dimostra l’interesse suscitato nei giorni dalla Mostra del Cinema, lo dimostrano i nuovi musei così come le architetture d’avanguardia. E’ una speranza che si può ritrovare nel libro “Venezia vive” di Angela Vettese (Ed. Il Mulino, 2017, pagg. 208, € 15).  “Le risorse da aiutare per accogliere meglio il futuro – scrive Vettese – mi sembrano la tecnologia, nelle sue diverse articolazioni legate al turismo, all’ambiente, al mare e ai centri in cui si coltiva il sapere con la loro ricaduta di rinnovo generazionale. Attraverso questi attori Venezia si può riprendere il ruolo di ambasciata italiana nel mondo o addirittura di porto franco in cui il sapere, di qualsiasi natura, genera un circolo virtuoso”. Certo, non sarà facile contrastare una tendenza, come quella dello spopolamento del centro storico che prosegue da decenni, ma sarebbe veramente triste se si avverasse la previsione di chi vede nel futuro della città l’immagine di una Disneyland italiana, una città sempre più posticcia e irreale. Una città da calpestare per fragili emozioni e non, come si può sperare, da vivere per respirare una cultura che nasce da secoli di storia e si proietta nel futuro.

  • mohicano |

    L’errore di fondo di queste opinioni espresse frequentemente con interventi accorati è che viene disegnato come rischio futuro ciò che invece è già realtà presente

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