Docenti, la formazione richiede fiducia

Il tema del bonus di 500 euro agli insegnanti per finanziare la loro formazione è stato al centro della lettera al Sole 24 con la mia risposta pubblicata sul quotidiano martedì 27 ottobre. Immediatamente sono arrivate rapide repliche e drastiche contestazioni. Si va dal “piuttosto che niente” all’osservazione critica secondo cui “i 40 e pochi spiccioli in più al mese sono la metà degli 80 euro concessi agli altri lavoratori. Ecco comunque il testo della lettera e la mia risposta:
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Sono un insegnante di scuola media e vorrei parlare dei 500 euro annuali per la formazione previsti dall’ultima legge di riforma della scuola. Ovviamente ogni miglioramento economico non può che essere gradito e penso che non avrò difficoltà a giustificare le mie spese dato che per libri e riviste specializzate spendo già ora più di 50 euro al mese. Ma quello che mi sorprende è che tra i colleghi del mio istituto sembrano esserci due posizioni che non condivido: da una parte i furbi, che stanno cercando il modo di aggirare lo spirito della legge, dall’altra i critici, e sono soprattutto i sindacalisti, che almeno a parole affermano che sarebbe stato meglio spendere questi soldi per organizzare corsi di formazione più o meno obbligatori. Personalmente ritengo che, in questa società di rapidi cambiamenti, corsi di formazione e aggiornamento al più alto livello dovrebbero essere proposti agli insegnanti, ma lasciando a questi la responsabilità di scegliere con libertà quello che può essere più utile allo svolgimento della propria missione.
Lettera firmata
Ancona
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Gentile professore, come figlio di una insegnante elementare che ha svolto per quarant’anni il proprio impegno considerandolo innanzitutto una missione, come lei conclude la sua lettera, non posso che concordare con la sua visione.

Penso che i 500 euro annui per la formazione non siano solo un modo per riconoscere l’esigenza fondamentale di permettere a un insegnante di aggiornare le proprie conoscenze e quindi anche la propria didattica, ma anche un modo per esprimere fiducia verso persone che sono fondamentali nello sviluppo del Paese. I furbi ci sono e ci saranno sempre, ma abbiamo molte ragioni per credere che il “metodo Sanremo” (come ormai si definiscono assenteisti e truffatori all’interno di uffici pubblici) sia una deprecabile eccezione. Un insegnante che rinuncia a seguire percorsi di formazione danneggia soprattutto se stesso, rischia di perdere la capacità di essere in sintonia con i propri allievi, può trovarsi impreparato e quindi delegittimato nelle sue proposte educative.
Anche in questo caso si poteva fare di più e meglio. Ma vi è da sperare che positivamente questo nuovo contributo solleciti nuove proposte, spinga a partecipare attivamente a corsi di specializzazione così come a master universitari, offra opportunità anche sul fronte dell’offerta per realizzare iniziative riconosciute e accreditate presso il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Non ci si può nascondere che anche i corsi di formazione sono stati talvolta uno strumento per dirottare fondi e realizzare progetti solo per ottenere finanziamenti pubblici nazionali ed europei. Anche per questo è bene che queste iniziative si confrontino liberamente sul mercato perché possa prevalere la qualità e si possano tenere lontane le tentazioni di farne un business a spese della collettività.
Dobbiamo continuare a credere che la buona scuola si fondi sulla passione e sulla dedizione degli insegnanti. Certo, con un giusto riconoscimento economico e, possibilmente, anche con premi al merito e ai risultati. I 500 euro sono forse un piccolo passo, ma comunque nella direzione giusta.

  • Gabriele Alfano |

    egr. prof,
    anche a me ha fatto piacere ricevere questo incentivo economico e anche io penso si possa fare meglio, ma è già fondamentale, cruciale e innovativo che la scelta sia stata data a noi docenti che siamo i diretti interessati. magari si facesse sempre così, anche in altri settori.
    che il governo abbia tanta fiducia nei suoi docenti?
    battute a parte, questo bonus ci salverà da “intruppamenti” più o meno velatamente governati dal più o meno alto e permetterà a chi offre davvero una buona formazione di emergere per merito proprio. noi docenti abbiamo naso e sapremo scegliere per il meglio. già ho sentito parlare di dirigenti che cercano di pilotare i docenti in gruppo verso corsi di formazione loro graditi (anche per nobilissime ragioni, sia chiaro), ma spero che si potrà sempre scegliere con la massima libertà individuale. questo penso sia il principio seguito dal governo e, per una volta, lo condivido.
    auguri a tutti!

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