Expo, un investimento sul nostro futuro

Come misurare il successo (o l’insuccesso) economico di una manifestazione come l’Expo? Fermarsi alla contabilità non basta: Expo è stato un evidente investimento sul futuro dell’Italia. Questo il tema della mia risposta ai lettori sul Sole 24 Ore di martedì 13 ottobre.
“Ho visitato nei giorni scorsi l’Expo di Milano. Armato di pazienza ho girato tra i padiglioni, ne ho visitati alcuni, ho cercato di interessarmi alle diverse proposte. Ne ho tratto la convinzione che si tratta di un evento indubbiamente popolare, ma che offre qualcosa di molto simile alla partecipazione ad uno spettacolo, ad un intrattenimento destinato a lasciare tutto come prima. Mi è sembrato di partecipare ad una fiera di paese in grande stile, con i banchetti gastronomici e le bancarelle dei formaggi locali, unita ad una esibizione di tecnologie e di effetti speciali. E alla fine mi sono chiesto se ne valeva la pena. Sicuramente l’Expo costerà più di quanto farà incassare. Almeno nelle fiere di paese c’è sempre un piccolo o grande guadagno che va a finanziare le parrocchie, gli alpini o le associazioni di volontariato”.
Così Attilio Bernasconi in una lettera alla mia rubrica del martedì sul Sole 24 Ore esprimeva i propri dubbi sull’effettivo ritorno economico dell’Expo 2015.
E questa è stata la mia risposta:
Gentile Bernasconi, i bilanci finanziari dell’Expo li faremo quando sarà finito, ma è fin d’ora sottolineare come l’evento non potrà essere giudicato solo in base ad un semplice risultato contabile tra entrate e uscite, ma andrà valutato anche come un investimento destinato a dare risultati anche a lungo termine: per l’immagine dell’Italia per esempio, ma anche per i tanti passi avanti che si sono compiuti attorno al tema di fondo dell’agricoltura e dell’alimentazione.


Quanto al suo intrigante paragone tra l’Expo e le fiere di paese non mi sembra per nulla né fuori luogo, né tanto meno negativo. Anzi potremo dire, secondo la profetica definizione di McLuhan, che l’Expo è la fiera di paese del villaggio globale: con tutte le caratteristiche positive che questo comporta, dalla partecipazione popolare alla ricerca dei cibi genuini, dagli spettacoli semplici o ipertecnologici alla riflessione sulle dinamiche e sui valori della società.
Il successo di pubblico è stato certamente determinato dal fatto che l’evento non fosse solo una manifestazione didattica e nemmeno un’esposizione propagandistica. L’Expo è stato, e in parte è diventato, proprio una festa di paese con i tradizionali canoni dei banchetti gastronomici, delle bande musicali, dei figuranti in costume. Ma nello stesso tempo è stato un luogo dove si sono presentate le tecnologie più avanzate non solo quelle legate al tema dell’alimentazione e dell’agricoltura, ma anche quelle che possono interessare ciascuno di noi nella vita quotidiana. E peraltro ha giustamente colpito il fascino di un viaggio attorno al mondo per conoscere abitudini e costumi diversi, per confrontare stili di vita e di tempo libero, per sperimentare ed assaggiare i piatti esotici.
Il tema “nutrire il pianeta, energia per la vita” è forse rimasto sullo sfondo. Ma tuttavia l’Expo è stato anche un esempio riuscito di iniziative economica progettata e gestita secondo i criteri della sostenibilità: rispetto dell’ambiente, valorizzazione delle risorse, risparmio energetico, riutilizzo dei materiali, impegno contro lo spreco dell’acqua e del cibo come hanno dimostrato ogni sera i volontari del Banco alimentare, che già nell’arco di tutto l’anno si impegnano in questa logica, ritirano il cibo non utilizzato per affidarlo poche ore dopo agli enti di assistenza, alle mense dei poveri, alle iniziative caritative e di aiuto che non mancano in una grande città come Milano. L’Italia ha comunque in questa occasione saputo dare una dimostrazione di efficienza, di spirito di iniziativa e di fantasia, e soprattutto di partecipazione popolare. Il che fa solo bene nella difficile realtà attuale.