Il valore della microfinanza

Micro «L'esperienza della microfinanza, che affonda le radici nella riflessione e nelle opere degli umanisti civili – penso alla nascita dei Monti di pietà – va rafforzata e messa a punto, soprattutto in questi momenti dove i problemi finanziari possono diventare drammatici per i segmenti più vulnerabili della popolazione che vanno tutelati dai rischi di usura o dalla disperazione». Sono parole di Papa Benedetto XVI nell'ultima enciclica Caritas in veritate, dove, in un altro passaggio, si afferma «si sviluppa una "finanza etica", soprattutto mediante il microcredito e, più in generale, la microfinanza. Questi processi suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno».
È significativo che dopo il temporale che ha sconvolto negli ultimi mesi l'economia tornino in primo piano le grandi potenzialità di strumenti che si muovono in un'ottica completamente diversa rispetto alle strategie dei grandi colossi del credito e alla sofisticata speculazione dell'ingegneria finanziaria. Quando si parla di microfinanza il riferimento quasi naturale è il fondatore della Grameen Bank, quel Muhammad Yunus soprannominato il banchiere dei poveri per la sua coraggiosa esperienza in Bangladesh. Come accenna il Papa, non bisogna andare lontano per trovare esperienze altrettanto significative di microcredito. In Italia, nacquero i primi Monti di pietà e si sono diffuse diverse forme di credito cooperativo, le banche popolari, le casse rurali, le società di mutuo soccorso e i confidi. Tutte esperienze che hanno posto all'inizio il rapporto personale, diretto e fiduciario considerando il denaro puramente e semplicemente come uno strumento per porre le basi su di uno sviluppo imperniato sulla persona.



Il microcredito non va considerato come una semplice finanza alternativa e quindi come un tentativo di superare i tradizionali sistemi di intermediazione, sistemi che restano necessari, anzi indispensabili, in un sistema economico globale. Proprio l'intermediazione ha potuto e potrà garantire una sempre maggiore efficienza nell'allocazione delle risorse finanziarie.
«Il microcredito e la microfinanza – ricordano Antonio Andreoni e Vittorio Pelligra nel loro libro – rappresentano una rivoluzione culturale più che economica, antropologica ancor prima che politica. Si tratta di sistemi finanziari sussidiari al processo di sviluppo sociale ed economico, capaci di favorire lo sviluppo umano e non solo materiale attraverso un coinvolgimento bidirezionale che parte dal basso». Alla base non c'è una tecnica, non ci sono regole, parametri o condizioni: alla base c'è un rapporto personale che si basa sulla fiducia e quindi sulla relazione, su valori etici praticati in una prospettiva di solidarietà sociale e di virtù personali.
La microfinanza può diventare così un modo per offrire una via di soluzione non solo al grande problema di fondo della povertà, ma anche a disagi sociali con questo strettamente correlati. Ad esempio, quella che viene chiamata l'esclusione finanziaria, cioè il mancato utilizzo dei tradizionali sistemi creditizi, un'esclusione che in Italia è ai livelli più alti in Europa e interessa più del 10% delle famiglie.

A. Andreoni e V. Pelligra, Microfinanza, Ed. Il Mulino, pagg. 312, € 26

Pubblicato il 30 luglio sul Sole 24 Ore