Riflessioni/Governo e Parlamento

Il nuovo Governo è arrivato a meno di un mese dalle elezioni. E molto probabilmente si ripeterà una prassi che, con poche eccezioni, sembra essersi consolidata nella realtà politica italiana. I ministri e i sottosegretari scelti tra i parlamentari e che resteranno tali pur avendo l’impegno politico nell’Esecutivo. L’essere ministro e parlamentare insieme contraddice palesemente una delle regole (non scritte, ma fondamentali) della democrazia: quella che prevede la separazione tra i tre grandi poteri: quello esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario. Il Parlamento fa le leggi, il Governo le applica, la magistratura le fa rispettare. In altri termini il Governo aministra, il Parlamento controlla, la magistratura sanziona.

Se c’è confusione di ruoli e di poteri il rischio di una politica meno efficiente e più costosa diventa sempre più concreto. La soluzione più semplice consisterebbe nelle dimissioni da parlamentare di chi viene nominato a cariche governative. Questo non avverrà per tante ragioni… ma sarà un’altra occasione perduta per fare un piccolo passo a favore della modernità.   

  • Vincenzo Montante |

    La divisione degli organi Costituzionali è un modo di organizzare lo Stato che ha radici molto lontane e che fu ideato per evitare che i tre poteri potessero organizzarsi fra di loro istituendo una rete sotterranea di reciproci interessi, venendo meno ai bisogni del popolo.
    Tale modello organizzativo degli organi Costituzionali, chiamato forma di governo Presidenziale, tipico degli USA, non è adatto a forme di Governo parlamentari, tipo l’Italia o L’Inghliterra. Infatti, mentre nella forma di governo presidenziali gli organi dello Stato sono in concorrenza tra loro, nelle forme di governo parlamentari, dove il parlamento riveste un ruolo di preminenza, gli organi dello stato sono in reciproca collaborazione.
    Difatti sarebbe impensabile che il Parlamento, luogo dove nascono le leggi, dovrebbe essere separato dal governo, quindi dai ministeri.
    Il fatto che in Italia un ministro sia anche parlamentare non è affatto un problema. Il fatto di essere ministro non comporta una riduzione del suo compito di parlamentare, anzi semmai ne amplia il suo raggio l’azione.
    Piuttosto che soffermarci su vizi di forma sarebbe opportuno indagare l’operato di tali ministri, quali ripercussioni recano alla nostra società.
    Forse sarebbe opportuno guadare alla sostanza delle cose piuttosto che alla forma.

  • Sandro Frigerio |

    Il problema del ‘chi rappresenta chi’ in Italia è di lunga data. Già ai tempi di La Malfa (nel senso di Ugo, non il figlio) si discuteva del fatto che i capi di partito fossero anche membri del governo, affinché non si disfacesse la mattina (in Parlamento o nelle congreghe di partito) quel che si era stabilito la sera (in Consiglio dei ministri). Il riferimento ai repubblicani forse non era casuale: erano così pochi che l’identità di funzioni era una virtù necessaria. Lo stesso problema si pose poi anche tra le varie anime del Psi, dai massimalisti ai pragmatici craxiani.
    La teoria della separazione o distinzione dei poteri nasce in contesti ben diversi da quelli odierni. Il modello che Montesquieu aveva presente era quello di un potere di emanazione monarchica (il modello francese settecentesco, come ispirazione), e quindi i tre poteri, esecutivo, legislativo e giudiziario, dovevano essere tari da controbilanciarsi. Nelle esperienze moderne abbiamo avuto problemi diversi, se non opposti. Una maggioranza politica (legislativo) che non si rispecchiasse nell’esecutivo sarebbe stata inconcepibile. Negli Usa già ci sono i problemi dell’’anatra zoppa’ (differente orientamento della Presidenza e delle Maggioranza parlamentari). Da noi sarebbe pensabile un diverso orientamento di governo e di camere? Basterebbe la incompatibilità di ruoli a livello ‘personale’?
    Certo, l’ultimo governo Berlusconi ha una caratteristica: il ben scarso riconoscimento dei ministri tecnici, considerati di fatto ‘ministri di Serie B’ , con anche alcune esclusioni significative, ma questo si deve probabilmente anche alle necessità di bilanciamento dei partiti nell’amnito della maggioranza. Del resto, qualche partito dell’attuale maggioranza anni addietro aveva provveduto a zittire proprio qualche tecnico all’insegna del “se ne stia zitto quello lì, che non è stato scelto dal popolo’. Dura vita, insomma, per un esecutivo che voglia solo ‘eseguire’. Anzi, gli esordi del nuovo governo sono stati proprio all’insegna del “vareremo dei decreti”. Ovvero “legislazione esecutiva”.

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