Un pilastro del liberalismo

Il consiglio di lettura riguarda un classico, un libro che è stato scritto e pubblicato cinquant’anni fa, esattamente nel 1960, e che ora viene riproposto in una nuova edizione curata da Lorenzo Infantino, uno dei maggiori studiosi italiani del liberalismo. Il libro è “la società aperta” e costituisce una delle maggiori opere di Friederich von Hayek, il pensatore austriaco, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 1974, tra i capostipiti de liberalismo moderno e nello stesso tempo uno dei maggiori avversari delle teorie, tutte basate sul ruolo dello Stato, di un altro grande economista del novecento, l’inglese John Maynard Keynes.

Il valore di questo libro, tuttavia, sta soprattutto in due elementi: da una parte l’analisi di un modello sociale, il liberalismo, che nasce dalla fiducia nella persona e che mira a sviluppare la responsabilità di ciascuno; dall’altra il metodo della ricerca continua, della dinamica sociale, della coscienza che ogni passo e ogni decisione è comunque soggettiva e almeno in parte imprevedibile.
E quindi la difesa del libero mercato, della possibilità di perseguire gli interessi individuali nasce dal fatto di considerare il liberalismo come il sistema meno imperfetto o comunque in grado di utilizzare al meglio anche la naturale e inevitabile limitatezza delle conoscenze umane. La perfezione, secondo Hayek, non esiste su questo mondo così come non esiste la concorrenza perfetta o un equilibrio stabile del mercato: anzi l’attività economica si sviluppa per approssimazioni successive, per tentativi e innovazioni che spesso tanto più hanno successo quanto più rompono gli schemi e le aspettative cosiddette razionali. Con due elementi tuttavia essenziali: il principio di moralità che peraltro costituisce una delle basi su cui a costruito le sue analisi Adam Smith, quello che è considerato il fondatore dell’economia capitalistica, e insieme l’essenzialità di uno Stato che approvando e facendo rispettare leggi chiare e semplici riesca a garantire una convivenza in cui siano rispettati i diritti di tutti.
Ma c’è in questo libro così come in tutta la filosofia di Hayek un altro punto particolarmente significativo: quello che potremmo sbrigativamente considerare ottimismo e che invece ha radici più profonde, nella gioia di vivere, nell’arte della speranza costruttiva, nella capacità di accettare le cose che non possiamo cambiare. E qui si torna alla fiducia nella persona umana, una persona che ha un grande valore perché si presenta nel mondo con un’infinita varietà di modi di essere, e che si trova di fronte ad un’altrettanto infinita varietà di occasioni che può cogliere, rifiutare o cedere ad altri. 
E secondo Hayek è questa la grande supremazia di un liberalismo che non va inteso come anarchia, ma come capacità di moltiplicare le opportunità per ciascuno in una dimensione sociale che proprio perché non è perfetta può tendere ad un miglioramento continuo.  Un grande affresco sociale quindi, quello di Hayek, che mantiene tutta la sua attualità ed anzi forse ne acquista ancora di più a cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione: proprio perché una società complessa e allargata come l’attuale c’è un grande bisogno di riconquistare fiducia nelle qualità di ogni persona.
E’ questo il senso del libro La società aperta di Friederich von Hayek curata da Lorenzo Infantino per le edizioni Rubbettino.